Diciotto anni di attesa sono tanti, nonostante la parentesi cover blues di Blue and Lonesome, ma ne valeva la pena perché Hackney Diamonds è un album sorprendentemente fresco e al passo coi tempi. I Rolling Stones dimostrano la loro longevità artistica con un album forte, brillante, energico, evocativo dove sono presenti gli elementi caratteristici del loro stile ma spostati in avanti in virtù di una produzione, il newyorchese Andrew Watt (Elton John, Iggy Pop) che ha saputo conferire al loro sound quella lucidità e modernità necessarie per non scivolare in un prodotto di nostalgia o una ripetizione di uno standard. Registrato in diversi studi sparsi per il mondo, da Los Angeles a New York, da Londra a Nassau, ed intitolato come lo storico Hackney Empire, epicentro dell’arte pionieristica nell’East London da almeno 125 anni, e suonato dai tre rimasti del gruppo più una pletora di collaboratori tra cui Benmont Tench, Paul McCartney, Elton John, Matt Clifford, con la presenza di Steve Jordan alla batteria (ma in un paio di brani c’è ancora Charlie Watts ed in uno Bill Wyman), Hackney Diamonds è una dimostrazione di vitalità senza eguali, la testimonianza di una band rimasta ancorata a quel flusso di rock n’roll e blues che ha forgiato la loro essenza artistica e la loro passione, nonché la loro carriera. Si rimane sbalorditi davanti a dei musicisti instancabili che pur conoscendo così tanti saliscendi, baciati dal successo ma anche avversati da lutti e capitomboli, riescono ad essere ancora oggi portavoce di un rock n’roll che nonostante il fiorire di tanti altri idiomi musicali, rimane una plausibile fonte di piacere, eccitazione e consolazione. Mick Jagger, Keith Richards e Ron Wood e con loro tutti quelli che si sono portati appresso in questa cavalcata selvaggia, hanno realizzato un lavoro che appaga i desideri di qualsiasi fan, dove ballate romantiche e polverose convivono con micidiali e feroci pugnalate rock, canti gospel inneggianti a quegli anni settanta di cui loro furono angeli e diavoli si intrecciano con sensuali e maliziosi funk di scuola soul, vecchi blues acustici dell’età della pietra si accompagnano a smargiassi pop-rock adatti a riempire di eros, macchine e cuoio nero un video con cui far ballare il mondo intero (se questo pensasse di più a divertirsi che a creare guerre). Insomma Hackney Diamonds è un disco che ha lasciato di stucco anche un vecchio fan come me e questo non è lavoro per cui bisogna dire l’età degli autori per esaltarlo o semplicemente giustificarlo, questo è un ottimo disco di rock, senza tempo e senza ma. Parte con Angry, il singolo pubblicato il cui video diretto da Francois Rousselet riassume la risaputa iconografia glamour del gruppo tra scenari urbani, auto sportive, belle ragazze e cartellonistica amarcord, ma subito dopo si entra in pista con le scalpitanti note di Get Close in cui appare chiaro come la voce di Jagger sia ancora giovane e squillante e come il drumming di Steve Jordan sia ben diverso da quello di Charlie Watts, più tosto e meno swingante e quindi più in linea con la moderna produzione di Watt. Detto questo, chi scrive non dimentica che la peculiarità ritmica degli Stones sia stato lo swing del maestro Watts. Matt Clifford e Elton John lavorano con le tastiere, il produttore Andrew Watt si occupa del basso, in altri pezzi ci penserà Keith Richards, le chitarre graffiano. A metà irrompono il sassofono di James King e Ron Blake e allora è facile ricordare quello che facevano Bobby Keys e Jim Price quando c’era bisogno di sporcare il rock con il rhythm and blues del Sud. Arriva Depending On You e le acque si calmano, una superba ballata con tanto di arrangiamento d’archi (dovrebbero prendere nota quelli invaghiti dalla pompa magna delle stelle dell’Ovest ) evoca l’antica bellezza di Waiting For A Friend, un’ aria di romantico e corale country&western infonde un sapore epico. Al pianoforte c’è Andrew Watt, l’organo è di Benmont Tench, Jagger è un mattatore, il crescendo mette al tappeto anche i più duri del reame, traspare commozione. Niente lacrime di circostanza, gli Stones innestano la marcia e con due brani estraggono l’armamentario da battaglia. Bite My Head Off è di una violenza inaudita, chitarre a palla, suono compatto, furia punk, giro ossessivo, muscoli ed urla. La cosa che lascia di stucco è il basso nelle mani Paul McCartney, ovvero come schiaffeggiare una carriera con tre minuti e mezzo di hard-rock. Non da meno è Whole Wide World, una sorta di rockabilly metallizzato alleggerito da un refrain cantabile e indurito dal secco e arrembante assolo di chitarra di scuola British. Andando di questo passo ai tre verrebbe un infarto e allora in Dreamy Skies la slide di Ron Wood ricama uno sfilacciato country della serie Faraway Eyes. Jagger parlotta citando Hank Williams e l’honky tonk, le chitarre acustiche ci mettono una elegia western e la sezione ritmica lavora in punta di piedi. Al contrario in Mess It Up gli Stones si ricordano di aver fatto ballare tutte le discoteche del pianeta con Miss You, Charlie Watts swinga ed il brano si traduce in un funk-dance piuttosto furbetto, col falsetto di Jagger che rimanda alle leggerezze pop di Emotional Rescue. Niente di grave, Elton John, Bill Wyman e Charlie Watts rimettono le cose in carreggiata, Live By The Sword è tagliente come una lama, suona come una registrazione live, inizia con una nota rubata a Spoonful e poi diventa un duro pop-rock venato di blues per cui gli Artic Monkeys farebbero carte false per averlo. Chitarre strapazzate e martellate da parte di Jordan, delirio e caos. Come da copione il ritmo rallenta, Driving Me Too Hard è un'altra ballata polverosa e stradaiola, da gustarsi in autostrada. Jagger è superlativo e sa che di lì a poco entrerà in scena Keith Richards per una di quelle sue ballate dondolanti di soul esangue ed intimo ma emozionante da morire. Keef non si smentisce e lascia il segno nella lenta Tell Me Straight. Siamo alla traccia numero undici ed è il momento di alzarsi in piedi per un applauso fragoroso. Nei sette e passa minuti di Sweet Sound of Heaven, un canto celestiale di spiritualità biblica, convergono il soul, il gospel delle chiese battiste del Sud, riverberi old shool, You Got The Blues e You Can’t Always Get What You Want, Gimme Shelter ed una magnifica Lady Gaga che qui fa la Merry Clayton della situazione dialogando con l’inarrivabile Mick Jagger in una ascesa vocale che porta direttamente in Paradiso. Al pianoforte c’è Stevie Wonder, il finale e la coda sono brividi caldi di estasi e piacere, pura leggenda, tra le cose migliori dei Rolling Stones dal 1972 ad oggi.
Dove è nata tutta la storia, si chiude. In due minuti e 45 secondi Jagger e Richards, nudi e soli, voce, chitarra e armonica, rileggono la genesi del loro viaggio nella musica con una scarna , primitiva e spartana Rolling Stone Blues dove il blues di Muddy Waters incontra quello di Skip James. Eleganza, amore e riconoscimento verso i padri fondatori di tutto quello che è venuto dopo, i Rolling Stones rimangono la più grande rock and roll band del pianeta, vecchi e solo in tre in un mondo che ha perso la ragione.
MAURO ZAMBELLINI OTTOBRE 2023
45 commenti:
DISCO STUPENDO E RECENSIONE COMMOVENTE (il tutto maiuscolo è assolutamente voluto...)
Gli Stones immancabilmente sono l'ago del magnete sullo starter del nostro cuore. Tutte le volte ti danno la carica giusta per ripartire e mettere il naso fuori dalla porta, quando magari il freddo incombente ti vorrebbe sotto coperta e al riparo. Non c'è bisogno di anteprime perché questa recensione la dice tutta con disarmante sincerità e ti invoglia a presentarti dal tuo rivenditore alle 8 : 30 di mattina, rinnovando antiche vibrazioni e i ricordi di quando si era più giovani e lo studio forse non aveva ancora lasciato il posto alle incombenze lavorative...a quei tempi in cui il rock'n'roll era ragione di vita. Il mondo purtroppo... come dice Mauro, non è più quello di una volta e ha perso ogni possibile libretto d'istruzioni per trovare una chiave d'uscita, ma è bello sapere che loro sono ancora qui a dispetto di chi non ha capito che realmente una chitarra,un blues e una ballata da cantare sono il migliore antidoto per una follia e un orrore che non ci appartiene.
Io, in attesa di acquistarlo, l'ho trovato da 'altre parti' e sto godendomelo alla grande...
Spaghetto aglio e olio disco nuovo degli Stones e recensione di Zambellini.
Se questa non è la felicità si avvicina molto
Grazie Corrado, Luigi e Armando , il rock n roll ci salverà
Eh già …finito di ascoltare adesso. Disco spiazzante per la sua freschezza, vitalità , suona autentico.
Gli Stones sono uno schiaffo alla carta di identità . Ogni volta gettano l’ostacolo un po’ più in là e vincono la partita.
Sweet sound OH suona come un classico degli anni 70 come se fosse stato sempre nel loro repertorio .
Un album. Che entra di diritto tra quelli migliori pubblicati.
A questo punto devo cominciare a mettere i soldi da parte per il tour perché come sapere gli Stones non fanno prigionieri …700 usd sono un prezzo adeguato per vedere un nostro concerto ( parole e musica di Ron Wood ) 😂😂😂😂😂
come sapete …..( ma avevate capito lo stesso)
Livio. Sì, tutti d'accordo. Gli Stones (Zambo dixit) "sono" il Rock. Il Roll ce l'hanno nel nome, e il Blues nel sangue.
Recensione di pancia e di cuore, grazie Prof!
Ci voleva, in qs mondo marcio, un "vero" disco delle pietre rotolanti, con Angry schiacciasassi, un pezzo che pare uscito da Nellcote (Dreamy Skies), uno da Blue & L. (l'ultimo), il canto polveroso di Keef, la coltellata punk, le ballate strappa..., i midtempo irresistibili, tantissime chitarre (Keith a ds, Ronnie a sin, il solo al centro, e chi li ferma più),
e poi il capolavoro, Sweet SoH, gospel laico quant'altri mai, preghiera profana e struggente, indimenticabile.
Let the music play loud,
let it burst through the clouds
and we all feel the heat of the sun.
Testi importanti, la voce di Mick forever young, strascicata, acuta e potente come 50anni fa...
Che altro dire: sì, eccolo il potere consolatorio della (nostra) musica. Teniamocelo stretto.
Un autunno caldo a tutti
Entusiasmi ma anche critiche feroci.
Comunque le critiche restano chiacchere e le Pietre restano Pietre (soprattutto se rotolanti).
Livio. Sì, anch'io ho letto qc in giro. I critici si lamentano della mancanza di novità. Forse volevano rap e\o hip hop e schifezze varie...
A parte che se qc di qs si azzarda a intervenire su Zambo's place il titolare se lo sbrana a colazione(: (: (: ,
non puoi chiedere agli Stones qc in cui non credono! Già la svolta funky dance di fine70-inizio80 fu un po' forzata, ma allora dovevano preoccuparsi anche di restare a galla, e ci sta.
Ora che sono un'istituzione possono permettersi di dire quel che pensano sui 'nuovi' linguaggi musicali ('solo gente che ti urla addosso' secondo Keef), e proseguire imperterriti ad alimentare il loro suono e la loro leggenda.
Evitino di ascoltarli, e di parlarne(onde evitare figure meschine) quelli che non li conoscono bene, magari anche solo x motivi anagrafici, e continuino pure a sdilinquirsi x i 'nuovi' linguaggi: il futuro è loro, forse, ma allora è un futuro che non mi interessa.
Don't be angry with me! canta Mick in apertura. It's only rock'n'roll, se non gradisci passa oltre.
Chiudono con un'interpretazione 'scheletrica' del pezzo di Muddy Waters da cui, secondo la leggenda, trassero il nome: chi vuole intendere...
Per ql che mi riguarda un ottimo disco di classic rock, dai più classici interpreti della ns musica: proprio ciò di cui avevo bisogno in qs tempi bui.
"No i'm not going to Hell
in some dusty Motel,
and I'M NOT GOING DOWN IN THE DIRT"
Magari quel DIRT sono proprio rap, hip-hop et similia...
Si Livio hai perfettamente ragione e tra l' altro mi pare siamo tutti in sintonia. Personalmente l' ho trovato simultaneamente tanto riconoscibile nel loro stile quanto per certi versi fresco e nuovo. Sono gli Stones che amiamo ma non è la copia di nessun album, seppur siano inevitabili i rimandi al passato più glorioso e sappiamo tutti quali sono i brani che possono richiamare certe pagine. Le chitarre suonano come devono suonare e la voce di Mick è in forma perfetta. Poi per il resto ognuno di noi avrà i suoi brani preferiti e quelli su cui è riuscito a passarci sopra ( a me ad esempio non fa impazzire While Wide World ) ma sono dettagli insignificanti che si perdono in un giudizio complessivo ben al di sopra della media e non ho alcuna difficoltà ad inserirlo tra i cinque titoli al top di un'ipotetica lista di fine anno.
Balzando le polemiche perché non è più tempo gli Stones hanno fatto aggiungerei finalmente quello che gli riesce meglio .
Un disco rock , un po’ di blues qualche ballata . Aggiungerei che se avessero fatto sempre questo disco all’infinito gliene sarei stato grato anziché cercare di inseguire suoni che non gli appartenevano , ma spesso sono stati mal consigliati o mal prodotti .
Ho riascoltato un paio di dischi della seconda metà degli anni 80 ( undercover/ Dirty work) col senno di poi alcune canzoni erano valide , ma nel caso di Dirty work la produzione é pessima e il suono della batteria quanto mai disturbante.
Gli Stones sono rock a volte blues non possono essere altro . Quando hanno cercato altre strade hanno toppato.
Per cui chi ne parla male cerca ( 15 secondi di celebrità , un quarto d’ora come diceva Warhol é impossibile ).
Faccio un parallelo azzardato citando Alberto Sordi . Una parte della critica gli rinfacciava di interpretare sempre lo stesso personaggio dell’italiano furbetto, arruffone, che cerca sempre scorciatoie. Io invece ogni volta vedevo un personaggio differente, un prisma su cui ogni volta la luce batteva in modo differenti e i raggi assumevano colori mai uguali.
Gli Stones possono fare sempre lo stesso disco ma di fatto non lo é , che piaccia o meno.
Questo sanno fare e lo fanno da Dio da 60 anni con buona pace di chi li critica .
E poi hanno 80 anni cazzo 80 anni , é qualcosa di inspiegabile. Li vedo sul palco e sono credibili . Ma di che parliamo !!!
Hanno abbattuto qualunque legge naturale …..
Risparmiate ragazzi questa estate c’è un altro tour …
Fra poco vi dico la mia riguardo alle polemiche sulla qualità del loro (per me bellissimo) ultimo disco. Osservazioni che ho sentito e che mi hanno un po' sconcertato
Bellissimo disco e bellissima recensione.
Non c'è che dire e concordo su tutto : è un bel disco e poi come dice Bob ad 80 anni essere in forma come loro non è da tutti...non sarebbero gli Stones. Nessuno parla di capolavoro ma è innegabile che sia un bel disco e in merito a questo a prescindere dai gusti, secondo me in molti non l' hanno capito non comprendendo forse certe implicazioni . Secondo me un ruolo non secondario è la produzione e il fatto che dietro ai tamburi ci sia Steve Jordan e di conseguenza un modo di suonare diverso da quello del compianto Watts, almeno lì dove è presente Steve. Tra l' altro non somiglia a nessuno dei precedenti, giusto per rispondere a chi dice che i loro dischi sono tutti uguali.
Dopo anni e anni in cui ho provato a suonare nuovo rock, inteso come "cose nuove", coi suoni del presente, lasciando un po' da parte il rock più classico col quale mi sono formato e che non ho mai rinnegato, ultimamente mi sono rotto di tutto questo.
Rotto di dover sempre a che fare con compagni di strada pretenziosi, sarcastici verso il mio approccio troppo classicista ai suoni e alle composizioni di oggni. Compagni di strada con cui non mi riconoscevo più innanzitutto per la grandissima disparità di conoscenze musicali e di filologia rock.
Perché ho sempre ritenuto che si possono amare allo stesso modo Bob Dylan e Ian Curtis, Rolling Stones e Radiohead, Neil Young e Arctic Monkeys.
Ma ogni volta che si andava sul pratico le delusioni erano cocenti e stavo perdendo il piacere di suonare.
Ho deciso di tagliare i ponti verso una strada che non mi portava da nessuna parte e ho contattato un gruppo di ragazzi (vabbé, fra i 36 e i 61 anni...), amanti del rock più classico. Abbiamo attaccato gli strumenti agli amplificatori, Creedence, Stones, Clapton e tutto è andato a meraviglia dal primo accordo.
Sono io che, nonostante anche con voi faccia la Madame De STael (dovete rinnovarvi, ascoltate le cose nuove!) alla fine sono un incorreggibile passatista, oppure, realmente, si può suonare qualsiasi cosa, vecchia e nuova, basta che lo si faccia con onestà e apertura di orizzonti?
Non lo so, ma so che mi sto divertendo molto di più ora, suonando la storia del rock con persone mai viste prima, piuttosto che cercando di creare "arte" con musicisti che forse dovrebbero prima digerire bene l'accademia.
Perché io sono arrivato ai Radiohead, i Vanishing Twin, Tame Impala e l'elettronica amando e suonando prima Flying Burrito Brothers, Lou Reed, Willie De Ville.
Perché dico questo?
Perché l'altro chitarrista di questa nuova band, un simpaticissimo francese di 61 anni, con cui siamo subito andati d'accordo, è il più grande fan dei Rolling Stones che io abbia mai conosciuto.
Tutto quello che lo circonda trasuda Stones, dalle chitarre al tavolino in cui serve la birra.
Dunque non un ragazzino di primo pelo, ma una persona matura che segue i nostri da quasi mezzo secolo.
Ebbene, dopo aver letto la recensione di Zambo ad Hackney Diamond, glielo subito recapitata, insieme a una copia del disco.
Quando l'altra sera ci siamo visti per le prove mi ha detto:
"Corrado, grazie per la recenssione, ma il disco è una vera schifezza"!
Devo confessare che sono rimasto interdetto e non me ne sono fatto una ragione.
Per lui gli Stones sono finiti con l'uscita dalla band di Mick Taylor e oggi, nonostante lui li ami alla follia, sono un gruppo che tira a campare.
Insomma, questo non è il parere di un critico annoiato al quale piace avere un momento di visibilità sparandola grossa. Questo è un profondo conoscitore del mondo stonesiano.
Io ho riascoltato per intero Hackney Diamond e continuo a pensare che sia un gran disco proprio per le ragioni che qui ognuno di noi ha esplicitato.
Nel frattempo con la band continuiamo a suonare e divertirci, però questa nota stonata mi ronza nel cervello...
Perdonate gli errori di battitura: senza occhiali non me ne sono accorto!...
Livio. Beh, io ho sentito perfino gente che 'gli Stones sono morti con Brian...'.
Sono felice che almeno qui siamo tutti d'accordo: un grande disco, non un capolavoro epocale che loro non possono + produrre, xchè dovrebbero stravolgere se stessi e ciò che fanno da una vita.
Godiamocelo tra noi, rispettosi di chi li frusta, ma anche consapevoli che a costoro o manca del tutto una adeguata cultura rock, o sono troppo legati a un passato di ormai troppi anni fa.
Noto che la serie 'from the vault' pare essersi fisiologicamente esaurita, e anche qs è un merito: ora abbiamo eccellenti testimonianze live di ogni fase della loro carriera, e insistere vorrebbe dire solo spremere indecorosamente i superfan.
Corrado al tuo amico francese gli direi …. Sei simpatico ma non capisci un cazzo.
E non faccio l’ultras della curva ; . Oggi ascolto i dischi e molto semplicemente senza stellette asterischi e simili dico questo disco mi piace questo no .
Ti dirò di più ora che sono abbonato a Spotify grazie a mia figlia ascolto i dischi pensando ma questo lo comprerei ?
Pertanto potrei accettare “ l’ho ascoltato e non mi dice nulla di nuovo “
E già con una risposta del genere penserei “ grazie al cazzo ma cosa ti aspetti da persone di 80 anni “
Sarà un profondo conoscitore degli Stones ma mi sembra un atteggiamento snob …. Da adolescente.
Ma se gli Stones avessero infilato suoni alla “ Radiohead” li avremmo apprezzati ??
Non credo proprio , anzi ci saremmo fatti grasse risate.
Gran bel disco adesso appena entrò in macchina lo riascolto .
Proprio vero... E, appunto, basta con le stellette e tutto il resto. Un disco mi piace oppure no. Con questa storia delle votazioni si finisce per non ascoltare davvero i dischi e soprattutto ascoltarli, riascoltarli, riascoltarli. Per il puro piacere di ascoltare una cosa che ci procura piacere.
Ho ascoltato il disco è mi è piaciuto molto.
Ho letto la recensione del prof e concordo punto per punto.
Il mio buon umore si è alzato notevolmente ad ogni ascolto.
Cosa chiedere di più al disco degli Stones ???
Concordo con tutti voi ragazzi. Oramai si è arrivati ad un punto, complice l' età e Mauro ce lo insegna , in cui diventa abbastanza facile capire se un disco ti prende o meno, tranne quei rari casi in cui e capita... hai bisogno di più ripetuti ascolti per inquadrarlo ma non credo sia il caso degli Stones. Premettendo che non mi aspettavo nulla di rivoluzionario, l'ultimo dei Glimmer Twins ha diverse frecce al suo arco, ribadendo ancora e come dice Bob che ad ottant'anni non è poi così scontato risultare freschi ed accattivanti. È giusto che sia diverso e suoni magari più cattivo e meno raffinato di un Voodoo Lounge, giusto per citare uno che amo moltissimo e non andare a richiamare quelli storici e irripetibili ed è giusto forse che non abbiano replicato un Blue & Lonesome, che tra l' altro ho amato moltissimo.
Livio. Sì, il potere consolatorio della ns musica. Mi piace - non mi piace, unico criterio, anche se stellette e asterischi sono utili, conoscendo il recensore, x orientare all'acquisto nella jungla delle pubblicazioni.
Anche all'interno dello stesso disco, alcuni pezzi possono non piacere, no?
A me Depending e Bite non entusiasmano, ad es, come resto sempre un po' spiazzato dalle esibizioni canore di Keef. Anche l'ultimo pezzo, x quanto pregno di significato, non mi fa saltare sulla sedia..
X contro leggo che Sweet Sounds è 'iperprodotto': ma allora non hai capito niente! E' una canzone meravigliosa che si gonfia viavia autoalimentandosi e creando una tensione positiva inusitata. Dal vivo potrebbe durare 20minuti, e farci impazzire tutti.
PS: due segnalazioni, sempre da sky arte. "Mavis": meraviglioso docu-film su M. Staples, altra ottuagenaria che ha moltissimo da insegnare. Allegria e voglia di vivere unite a talento unico. Imperdibile.
E "Hitsville-la storia della Motown", con Berry Gordy che insieme al suo amicone Smokey Robinson racconta in prima persona storia e gustosissimi aneddoti. Ma lo sapevate che il primo contratto di Neil Young (che appare nel film), col gruppo The Mynah Birds, fu con la Motown, 1964, anche se poi non pubblicarono nulla??
Grazie Livio della segnalazione e replicando dico che hai ragione ...Sweet Sound.. è un gran pezzo soulful e su Neil Young ricordo qualcosa attraverso un vecchio articolo con intervista a fine anni '70.
Livio. Perla letteraria: "Cinema Speculation", di Quentin Tarantino. Il diario di un cinemaniaco che ha iniziato a frequentare le sale a 7anni con la mamma e non ha + smesso, tenendo sempre nota di quanto visto, con giudizio annesso.
Sfegatato del cinema e delle sue storie, forte dello status di Top Director, può inoltre permettersi di interrogare i big(De Niro, Scorsese, De Palma e tantissimi altri) sui + reconditi segreti dietro alle pellicole che lo hanno appassionato.
Vivisezionati a livello cellulare alcuni titoli memorabili come Getaway!, Un tranquillo weekend d.p., Taxi driver, Fuga da Alcatraz..., insieme a b-movies ed exploitation ignoti ai +, fino al punto di ipotizzare quale film sarebbe uscito se la tal sceneggiatura fosse finita in mano al tal regista, con gli attori xyz.
Ed è pure scritto bene, scorrevole, piacevolissimo, quasi 400pagg. che volano via.
Imperdibile, anche x capire che secondo lui la violenza cinematografica è pura catarsi, esercizio ludico che non genera emulazione, anzi tutt'altro.
Letto Livio e come tu dici gran bel libro che anche io consiglio vivamente. Sul versante letture tanti i libri che questo anno mi hanno appassionato, dal Dylan di Filosofia della Canzone Moderna a questo di Tarantino passando da un vecchio noir di Tony Hillerman,la doppietta di James Lee Burke, il bellissimo ed illuminante Memoir di Little Steven che ho preso un po' in ritardo, diversi ed interessanti pure alcuni titoli usciti in edicola con la collana Americana, il nuovo di Chris Offutt ( Questione di Famiglia ) il prossimo da leggere in attesa della bio di Petty ( il nostro Mauro e Denti) che attendo con ansia, visto che la prenotazione dal 15 novembre slitta al 22, fortuna che sono sempre stato e sono paziente😀
E adesso che c’è il nuovo tour dell’innominato: due domande
La prima riuscirà il nostro eroe a fare tutte le date tenuto conto di età e dei problemi fisici .?
Secondo: questa volta il padrone di casa si convincerà a partecipare ?
Bobrock, non ci penso nemmeno a partecipare. Stesso show probabilmente dello scorso anno e scelta dell Europa perché in Usa che non sono caproni come noi, non gli hanno perdonato i prezzi da capogiro. Non fare sold out , una sua roccaforte da tempo, è stato uno smacco, il personaggio è stato messo in crisi. E adesso via con la febbre dell acquisto dei biglietti ed il festival dei pur. Ma non è più The Fever , quella al massimo oggi la può cantare Southside Johnny.
Non fare sold out a Philadelphia, intendevo
Livio. Nessuna intenzione, nè tantomeno voglia, di polemizzare col nostro Padrone di Casa, ma io a Sansiro, 39anni dopo, ci sarò. E credo sarà sold out, visto che ieri, primo giorno di vendita generalizzata, abbiamo faticato a racimolare 3 posticini in secondo anello.
Negli USA ha dovuto e voluto riprogrammare gli show, sold out(x quanto so, ma potrei sbagliare), annullati x malattia.
I prezzi, x quanto lontanissimi dalle 20.000Lire del 21.6.85, sono in linea con quelli di altri big.
Credo che lo show sarà di alto livello, di lunga durata e con suono perfetto, come a Monza, nonostante le precarie condizioni fisiche. Mi aspetto qualche chicca grazie alla location storica x Sp.steen e Band.
E sono certo che sarà una festa, uno scambio alla pari di emozioni positive fra noi e loro sul palco: quel che tutti cerchiamo da un concerto rock.
Sono sempre stato il primo a crocifiggere Bruce x i tanti passi falsi degli ultimi anni, ma non dimentico la gioia che mi ha regalato dal 1973 ad oggi.
Certo, a 75anni non può essere un innovatore, come non lo sono + gli Stones, Dylan, N. Young, etc, ma a loro chiediamo solo di continuare ad essere se stessi, x far sentire ancora noi, noi stessi.
Il potere consolatorio del Dinosaur Rock, ricordate? In qs, a Sansiro, il 1° e il 3 di giugno 2024, credo nessuno resterà deluso.
Sempre col massimo rispetto x chi, in coerenza coi suoi sacrosanti principi, deciderà di non esserci: qs è innanzitutto una democrazia musicale. Rock on
Ormai è come la festa del Santo Patrono
Forse non sono più devoto come un tempo ma le salamelle lo zucchero filato e i fuochi d'artificio finali ( magari con twist and shout in sottofondo ) mi piacciono ancora.
Quindi sarò presente anche questa volta alla festa del santo patrono
Livio. Ho ammirato Elliott Murphy anni fa in un pub in Valsugana, max 150persone, scatenato, saltare da un tavolo all'altro(giuro!) continuando a cantare, suonare la chitarra e dirigere la band. Favoloso, come ogni volta che ho potuto ammirarlo.
Ma davvero pensiamo che se il successo mondiale fosse arriso anche a lui ora non starebbe, come ogni altra rockstar, girando il globo con un supershow infarcito dei suoi vecchi hit?
Così fan tutti, compresi gli Stones, che pubblicano un disco ottimo che però sarebbe potuto uscire, uguale, 30anni fa.
E allora wiwa il parroco, e wiwa la sagra dei... caproni!
Mi sembra che la posizione sull’’innominato si sia particolarmente indurita passando da un estremo all’altro.
Io ho duramente criticato buona parte della sua discografia che ha perso di incisività e creatività nel momento in cui “ il gruppo “ è venuto meno. Però dal vivo è sempre stato un bel sentire con i limiti degli ultimi anni quando il nostro ha assecondato in maniera eccessiva le folle plaudenti creando situazioni karaoke con benedizioni delle folle e dediche a parenti e amici .
Detto questo ultimo tour per quanto la setlist era standardizzata e per quanto fosse una produzione “ commerciale” nel senso che salgo sul palco suono e me ne vado il livello di professionalità e standard é stato paradossalmente superiore a concerti visti in passato . Due ore e cinquanta senza pause con pochissimi cori da stadio e zero dediche .
Visto a Roma e Monza con zero aspettative ( vado come avete capito in omaggio ai tempi che furono ) mi ha piacevolmente riavvicinato alla sua musica. Ho anche riascoltato letter to you con orecchie differenti e l’ho trovato più che discreto . ( nel mio nuovo gergo lo traduco con un vale la pena di averlo sullo scaffale)
Pertanto io ci sarò sia il primo che il tre giugno e aggiungo che con 320 euro ( rigorosamente prato A) vedo due concerti . Cifra che non mi basterà per un singolo concerto degli Stones .
Aggiungo che se volessimo fare un bel gioco al massacro al di là del fatto che quando vai a sentire gli Stones é necessario aprire una linea di credito in banca ma sono trenta anni che due terzi della setlist é fatta dalle stesse canzoni . Lo stesso Chuck Leavell in una intervista ha candidamente dichiarato che se suonassero qualche altra canzone ….
Questo non mi impedirà di andarli a sentire ma se parliamo di prezzi esorbitanti lo scorso anno due concerti degli Stones sono costati complessivamente 700 euro al netto di aerei hotel qualche birra …
Penso che a giugno ci divertiremo ……
Ps: parto per il mio minitour dei Govt Mule 4 date Parigi Bologna Milano Trieste poi vi dico come é andata , a seguire volo a Londra per Van Morrison . The road goes on forever
Last but not least : argomentando sul prezzo dei biglietti a Milano si é appena concluso il festival jazz.
Ho assistito a tre concerti : Marcus Miller , John Scofield , Enrico Rava . Costo dei biglietti dai 36 ai 42 euro.
Parliamo di fuoriclasse.
Tenuto conto il costo medio di un concerto rock mai inferiore ai 100 euro ( parliamo di big ) potremmo aprire un forum …..dove io per primo non dovrei più foraggiare molti dei miei beniamini a cui sto pagando una pensione dorata.
Interessanti come sempre le considerazioni di tutti e reputo sempre preziosi i report di Mauro e Bob. Avrei voluto vedere anche io John Scofield e non escludo possa venire anche dalle mie parti. Rifacendomi alle riflessioni mi aggancio dicendo che ad ogni modo il tempo gioca sempre degli strani scherzi ed anche nella musica e con le arti in genere ed in alcuni casi, modella le nostre percezioni a suo piacimento...e diventiamo forse anche noi quella materia in mano al tempo !?!
Visto John Scofield a Milano, un ora e mezzo di grande classe in trio da favola ma pur amando il jazz alla fine rimango sempre un po freddo. Cosa che non mi successe quando vidi più volte Miles Davis che suonava il jazz come fosse un rocker. Stessa cosa di Scofield mi è capitata quest'estate per Bill Frisell, più visionario ma comunque anche lui piuttosto frigidaire. Riguardo al Boss di cui vorrei parlarne sempre meno, specie per i suoi eventi concertistici. Capisco chi scrive tirando in ballo gli Stones per fare confronti sui prezzi pensando che io sia un loro fans e li difenda sempre comunque. Non mi considero un fan ma un appassuonato di musica e dico che gli Stones, al contrario del Boss, siano sempre stati quella cosa lì, all'inizio teddy boys, poi sesso droga e rock n'roll, poi it's only rock n'roll e take a money and run. Espliciti, chiari, niente rivoluzione o ragazzo della porta accanto, niente terra promessa e terra della speranza e dei sogni. Solo rock n'roll, blues e belle donne. si sono sempre fatti pagare e nessuno ha battuto un ciglio, sempre rimasti tale, professionali e corretti dico io. Se hai i soldi vai a vederli, se no ti fai raccontare dall'amico come è stato il concerto. Per Springsteen non è la stessa cosa, e forse colpa all'averlo elevato a santo, ad uno che poteva essere in compagnia con noi, uscire la sera insieme, raccontando dei sogni, degli illusioni, delle sconfitte. Per poi indicarci con la sua musica una possibile redenzione. Quindi quando vedi che il leader della tua resistenza esistenziale diventa come tutti gli altri, se ne sbatte dei problemi del suo pubblico, non dice una parola sulla speculazione sui biglietti, fa uscire un disco (non il video) come On Broadway che è una presa per il culo raccontandoci per l'ennesima volta i problemi col padre, tre versioni o più di Western Stars praticamente uguali ed un disco soul che i giornalisti afroamericani americani hanno massacrato, chiude indignato Backstreets, allora capisci che il paragone con gli Stones è fuori luogo e senza essere un fan loro preferisco i gaglioffi ai finti santi. Poi uno è libero di andare ai concerti che vuole e divertirsi, ci mancherebbe ed è anche una cosa sacrosanta in questi tempi di merda, ma forse se vedo gli smandrappati Sheepdogs suonare sul palco come si faceva nel 1972 magari sarò ingenuo ma non ho l'impressione di assistere ad una fiction.
Raccolgo il pensiero su Scofield e Frisell citato da Mauro, rimarcando che è vero o perlomeno è quello che successe anche a me quando lo vidi ( Frisell )diversi anni fa in compagnia di Joe Lovano e Paul Motian e di quanto un live di Davis coinvolgesse di più, anche nell'ultimo scorcio della sua carriera, quando lasciava molto più spazio ai suoi sidemen come Marcus Miller,Mike Stern o altri. E tornando a quei chitarristi mi chiedo perché quando i vari Metheny, Joel Harrison, Frisell che hanno più volte incrociato le radici blues con lavori di studio riusciti e progetti legati ad un crossover jazz-folk blues tali da avvicinare due pubblici apparentemente lontani, in Italia siano invece osteggiati da organizzatori e certa critica "accademica"ancora con i paraocchi ?!?
Livio. Motivato e articolato il parere del Zambo su Sp.steen, e in gran parte da me condiviso. Penso sia improponibile un paragone con gli Stones. Entrambi grandi, x me, ma diversissimi.
Le Pietre, è vero, hanno scelto un ruolo, 60anni fa, e lo portano avanti imperterriti a tutt'oggi, con gran gusto loro e nostro. Perfetti entertainer, e sinceramente innamorati di quel blues che li forgiò musicalmente. Astutamente, ma giustamente, hanno sempre voluto separare palco e vita. Gaglioffi e cialtroni forever and ever. E con un ticket loro, il boss lo vedi, in Europa, 5 o 6 volte...
Sp.steen ha imboccato una strada + difficile: essere se stesso, sempre, on stage e fuori, nel bene e nel male, inanellando errori e contraddizioni che però sono quelle del percorso di vita di ognuno di noi. E credendo sempre sinceramente in ciò che faceva, anche quando sfornava cose obiettivamente improponibili. Tutto ciò lo rende, almeno x me, semplicemente umano, vulnerabile, fragile nel fisico e nella psiche, ma capace sempre, stoicamente, di incantarci con 165 minuti di spettacolo impeccabile. Non un santo o un profeta(Dio ce ne scampi!), ma un amico, un fratello, che fa le sue cazzate, come io le mie. Però poi ci si ritrova, ognuno al suo posto: lui sul palco e io sotto.
Xchè la vita è breve, e neanche sto granchè, e allora godiamoceli
tutt'e 2, Stones e Bruce, ognuno a loro modo imperdibili e impagabili, diversissimi in tutto, fuorchè nella qualità.
Invecchiano tutti . Noi il boss gli Stones etc etc . Quello che era un tempo si modifica , inevitabilmente.
La persona che sei a venti anni , a quaranta é un altra e a 60 un altra ancora.
Io sono un appassionato di musica , anzi aggiungerei che la musica mi ha dato una bella mano a rendere più “ normale la vita “, o renderla “ meno difficile da vivere”.
Il paragone con gli Stones era una boutade. Punto e basta. Non ho mai vissuto con il santino di uno dei miei beniamini a vent’anni figuriamoci adesso. Cerco soltanto di godermi l’ultimo giro di orologio 🕰️ di un epoca che non esiste più.
Non ho mai idealizzato nessuno anche perché io e i miei beniamini abbiamo attraversato traiettorie che non si sono mai incontrate se non in qualche stadio. Pertanto pensare Bruce come il fratello maggiore , quello si che mi sembra più che un paragone azzardato , un sogno che posso avere a 18 anni . Dopodiché apro gli occhi e c’è la vita vera da vivere. È quello é un altro film .
Ps: buone notizie da Parigi dove ho assistito al primo dei quattro concerti dei govt mule . Kevin Scott nuovo bass player in sostituzione di Jorgen Carlsson . Suona da dio, siamo ai livelli del compianto Allen Woody , da al gruppo una spinta che oggettivamente mancava. Bellissima serata e mi auguro che anche in fase compositiva aggiunga un po’ di fantasia allo script di Warren che é un po’ pesante e ripetitivo.
Ragazzi , oggi ho acquistato l' ultimo di Chris Stapleton e se vi piace quel country d' autore o Americana,per centrare meglio il file in questione, lo consiglio caldamente. Non è " Traveller" e nemmeno i seguenti, per quanto il suo stile è riconoscibilissimo e la produzione di Dave Cobb al solito una garanzia. Per certi versi lo trovo più asciutto e controllato, insomma rispetto al suo esordio il bourbon scorre ma scende con meno rabbia in gola, se ho indovinato la metafora per trasmetterne la giusta idea. C'è una sorta di crescita artistica ed umana e la certezza di non ripassare su piste e cliché battuti. A me è piaciuto e mi piacerebbe avere un parere dal nostro prof.Zambo !?!
Livio. Il nuovo Van Morrison: per carità, cantato e suonato da dio, ma, x me, troppo legato a sonorità e arrangiamenti deep fifty, a cominciare dalla copertina. Chi cerca il r'n'r grezzo, sporco, vitale di un Chuck Berry passi oltre: qui troverà coretti doo wop e ritmi un po' annacquati.
Credo che Accentuate, come il precedente dedicato allo skiffle, vada inquadrato in un' Operazione Nostalgia di VM, che ascoltava qs suoni in radio e nelle ballroom della Belfast anni '50 e che si sarà divertito un sacco ad inciderli, versando magari anche qualche malinconica lacrimuccia.
Io però, che ho circa 10anni di meno, ho avuto il mio imprinting con Dylan e Stones e sento fatalmente estranee le sonorità di qs disco.
Poi però rifletto sul mio assurdo attaccamento al beat italiano e inglese anni '60 e capisco un po' meglio il significato di qs operazione: quando con certa musica ci nasci, ti resta dentro, non c'è niente da fare...
Speriamo dunque in altre uscite dedicate al blues, al r'n'b, al jazz, generi che anch'essi hanno indubbiamente 'improntato' il genio musicale irlandese, ma negli anni post-infanzia.
PS. Concordo in toto col Prof: Joe Bonamassa tende ai leziosismi, al virtuosismo fine a se stesso. Il suo rock-blues, a metà strada fra Robert Cray e Gary Moore, tende ad autocompiacersi, e si gioverebbe molto di un buon ascolto dei dischi di Slowhand (escluso il periodo californiano, of course), passati e recenti
Di Van Morrison il precedente dedicato allo skiffle mi è piaciuto molto così come quando ha fatto altre incursioni nel blues , jazz o nel country & western, nel lontano 2006. Chiaramente è la musica che lo ha forgiato e alla sua età è probabile che saranno più frequenti gli omaggi che la pubblicazione di materiale autografo ma onestamente dubito di prenderlo . Bonamassa non mi fa impazzire per quanto ho qualche suo lavoro e comunque l'ho sempre preferito in coppia con la sensuale e brava Beth Hart, eppure anche in quel caso dipende dai lavori e lo stesso potrei dire pure della bella Californiana con i suoi lavori da solista. Ad ogni modo Bonamassa nelle vesti di produttore non mi dispiace, anche se e negli ultimi anni il nome di Dave Cobb mi intriga molto ,seppur più dentro a produzioni di Americana.
Io sono sempre un po’ freddo quando si parla di country …oddio poi ho parecchi dischi di Cash e w. Nelson. Temo sempre un effetto sdolcinato tipo Nashville detto questo seguendo le indicazioni di Armando mi metterò ad ascoltare C.Stapleton .
Mentre dell’ irlandese mi piace quasi tutto . L’ultimo album non lo ascoltato volutamente anche perché il 28 volo a Londra per ascoltare proprio l’ultima fatica live. Per cui saprò dirvi le impressioni.
Domani mi imbarco nel minitour dei muli . Vediamo in Italia cosa fanno .
Vorrei orgie di cover….
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