venerdì 27 dicembre 2024

MY BEST of 2024

 


Nell’anno orribile che ha portato via diversi e noti giornalisti musicali tra cui Ernesto Assante, Massimo Cotto, Fausto Pirito ed in particolare Paolo Carù a cui ero legato da un consolidato rapporto professionale e di amicizia, la musica e i dischi sono stati un elemento importante di consolazione in un mondo che pare tutto il contrario di quello sperato e sognato quando, almeno per il sottoscritto, per la prima volta mi avvicinai al pop e al rock. Qualsiasi winds of change ha soffiato in senso inverso dove le canzoni di un tempo, e non parlo solo degli anni sessanta, sembravano spingere. La speranza è l’ultima a morire ma rispetto ai tempi quando si cantava contro la guerra in Vietnam, le discriminazioni razziali, il neo liberismo della Thatcher e Reagan, la nostra musica pare oggi incapace di elevarsi in un collettivo e universale urlo di protesta contro guerre e massacri, tirannie e fascismi vari, contro una tecnologia che inversamente ad essere un fattore di progresso umano nel segno della tolleranza, è invece veicolo di tecnocrazie, autoritarismi, bugie, imperi mediatici, verità capovolte. Rinchiusi nella nostra sopravvivenza, noi amanti di un mondo ormai utopico, con la sensibilità che ci siamo costruiti usando il nostro buon senso ed un “consumismo” artistico di film, libri, mostre e musica, resistiamo e come suggerisce la parola cardine del giubileo, nutriamo ancora SPERANZA.

La mia playlist annuale,che non sono i dischi migliori o più importanti o di moda ma solo quelli che mi sono piaciuti di più,  è fondamentalmente classic ma leggendo le tante classifiche social, di siti e riviste specializzate, anche un po’ fuori dal coro, dettata più da acquisti discografici fisici che da ascolti liquidi. Quella che segue è la selezione dei dischi che più ho ascoltato nel 2024, ho diviso i titoli in settori, scelta che generalmente fa imbufalire i musicisti, avversi alle categorie. L’ordine è del tutto casuale. Buon Anno a tutti.

ROCK and songwriters

Ray LaMontagne    Long Way Home      un ritorno alla semplicità dei primi album, voce sabbiosa da crooner per canzoni che distillano emozioni e storie di vita intima e sulla strada, Ray LaMontagne riannoda le fila della sua esperienza artistica e lo fa nei migliore dei modi, recuperando schiettezza, lirismo, atmosfera.

Mike Campbell & The Dirty Knobs Vagabonds, Virgins & Misfits

Dischi come non se ne fanno più, rock diretto, chitarristico, autostradale, suonato con precisione, diviso tra ganci elettrici e ballate che ti ricordano un orizzonte infuocato di sogni perduti. Onesto fino al midollo, senza coloranti né conservanti, con il fantasma di Tom Petty che aleggia sopra.

JJ Grey & Mofro   Olustee


Meno paludoso dei dischi precedenti e più soul, JJ Grey e i suoi amici ci offrono una dimostrazione di quanto il rock o presunto tale sia ancora credibile quando parla di preoccupazioni e sensibilità, un’ anima inquieta in canzoni ricche di sentimento per la vita e l’ambiente con un sound che appartiene di diritto alla tradizione southern.

Charlie Crockett     $10 Cowboy

$10 Cowboy racconta dell’America dei reietti e dei losers, di chi non vince mai e vive di stenti, di quella mitologia che ha reso grande il country americano e di cui Charley Crockett sembra l’ultimo credibile iscritto alla lista. Con un piglio tutto moderno, grazie al suo disinvolto e sciolto stile vocale, caldo e confidenziale, splendidamente comunicativo che si dispiega in sfumature jazzy, come un seducente crooner dei vicoli.

Johnny Cash      Songwriter

Canzoni registrate nel 1993 portate alla luce dal figlio John Carter Cash che  col produttore David “Fergie”Ferguson ha isolato la voce e la chitarra acustica dell’autore per poi darne nuova vita, aggiungendovi parti strumentali con musicisti che avevano già suonato col padre. Undici gemme di saggezza, tormento, amore e passione tra folk, blues e country.

X    Smoke and Fiction

Sembra non sia passato del tempo da Under The Big Black Sun l’album che nel 1982 li consacrò come i più autorevoli e accessibili paladini del punk californiano, Secco, teso, adrenalinico Smoke and Fiction ribadisce il loro status, le voci in sincrono di Exene Cervenka e John Doe, i fulminei interventi chitarristici, la sezione ritmica che ha imparato a memoria le regole del rockabilly, l’attitudine beatnick nel cantare i bassifondi della città degli angeli, se non avessi l’età che ho mi metterei a pogare.

Richard Thompson   Ship to Shore

Musicista eccelso, uno dei fondatori del folk-rock inglese, Richard Thompson mette insieme dodici tracce nelle quali vibra un suono ritmato che raramente si concede ai lunghi assoli chitarristici, comunque presenti ed efficaci nella loro stringatezza, potente nel disegnare un universo di considerazioni, riflessioni e amarezze attraverso ballate, moderni reel di derivazione celtica, sghembi rockabilly, canzoni di mare, ibridi folk e contaminazioni rock, marcette che non hanno nulla di militaresco. Canzoni con un’intelaiatura sonora ricca di sfumature e una voce, che qualcuno ha definito da cane bastonato, simpatizzante verso i vulnerabili e coloro che sono in caduta libera.

 

 

OUTSIDERS

Jake Xerxes Fussell    When I’m Called

Un disco di una bellezza pura, adamantina, incontaminata, When I’m Called è il miracoloso incontro di lamenti antichi con la sorprendente alchimia degli arrangiamenti di Elkington (un chitarrista raffinatissimo), le sfumature sonore date dai musicisti coinvolti, la chitarra e la calda e confortevole voce di Jake Xerxes Fussell. Magia e mistero ed un respiro nobile che contrasta coi detriti culturali che la società di oggi ci propina, When I’m Called è solo una zuppa cucinata in casa con ingredienti naturali ma vale di più di uno stellato piatto gourmet.

 

Jontavious Willis    West Georgia Blues 


 

Una voce profonda, espressiva, calda, che sa essere carezza e sofferenza. Dedicato alla sua terra, alla sua famiglia, ai suoi avi, West Georgia Blues è la fresca dichiarazione di un intrattenitore che non suona solo il blues ma abita quello spazio in cui questa musica si diffonde tra le corde della sensibilità regalando una visione del genere che è dolore e conforto, antico e moderno, un aiuto per affrontare la vita e alleviare la mente. 

 

Red Clay Strays     Made By These Moments


 

Stile old school per una band di fiammeggiante rock sudista  con riflessi country e colpi honky-tonk, una voce macerata nel bourbon e quel modo di concepire i dischi “in analogico” come si faceva a Muscle Shoals. Belle canzoni, un mood da America profonda’, in these magic moments ci sono gli ingredienti più saporiti della cucina dixie, dal blues al gospel, da Chris Stapleton a John Hiatt, dai Black Crowes ai Blackberry Smoke. Ma senza copiare nessuno.

 

Jeremie Albino      Our Time In The Sun

 

Ennesima scoperta di Dan Auerbach (Black Keys) e della sua Easy Eye Sound, Jeremie Albino ha i modi del cantautore elettrico ma con una voce zeppa di soul e di coloriture audaci che lo portando ad essere in confidenza sia con le ballate romantiche, sia col gusto retrò di un certo rhythm and blues, sia con uno scalpitante roots-rock di chitarre affilate e ritmi anarchici. C’è la tensione che negli anni sessanta si respirava negli studi dell’Alabama quando i cantanti “neri” trovavano alleanza nei musicisti bianchi ed insieme sfornavano dischi che sono diventati dei piccoli classici della tradizione southern.


 

Soul-Blues-Jazz

The J&F Band     Star Motel


Collettivo di musicisti americani ed italiani di cui fanno parte David Grissom, Joe Fonda, David Grissom, Tiziano Tononi, Emanuele Parrini, Jaimoe e altri, al loro quarto disco, fondono blues, rock, soul con una disinvoltura ed improvvisazione di stampo jazzistico che porta Charles Mingus a fianco di Robert Johnson, la Allman Brothers Band. sulla Route 66 e Jimmy Reed vicino a John Coltrane. Eclettici è dire poco, una esperienza di musica americana (dedicata a Dickey Betts) che travalica gli steccati dei generi per un’opera di frontiera divisa in due parti, un CD di canzoni ed uno di strumentali, con il doppio risultato di sorprendere ed estasiare.

Marcus King       Mood Swings

Non ha raccolto molti consensi l’ultima fatica di Marcus King, chitarrista eccelso originariamente uscito da quella tradizione di blues-rock sudista che ha negli Allman i padri fondatori. Da un po’ di tempo a questa parte, passando sotto le “cure” di Dan Auerbach (che gli produsse El Dorado), il ragazzotto della Sud Carolina si è innamorato del soul, quello classico che veniva sfornato a Muscle Shoals e a Memphis, e si è messo a cantarlo con una voce roca rubata al giovane Rod Stewart che gli consente di essere appassionato, sensuale e caldo. Il nuovo disco è prodotto da Rick Rubin, un nome che è una certezza, il quale gli ha abbassato il volume della chitarra per esaltare canzoni che se non sei iron man ti riducono il cuore in uno zuccherino.

Scott LaFaro     The Alchemy of Scott LaFaro


Sebbene avesse iniziato suonando il sassofono, Scott LaFaro nato a Newark nel 1936 da una famiglia di origine calabrese, divenne uno degli innovatori del contrabbasso nel mondo del jazz suonando praticamente con tutti, da Chet Baker a Victor Feldman, da Stan Getz a Stan Kenton, da Percy Heath a Tony Scott, da Bill Evans a Ornette Coleman. Vita breve, morì in un incidente automobilistico nel 1961, anche se non suonò mai come leader fu uno dei bassisti più influente del secolo scorso estendendo il ruolo del contrabbasso a non mero accompagnamento. Questa bella antologia di tre CD della Cherry Red Records riassume la sua breve ma esaltante carriera.

 

Live, Ristampe,Tributi

Jason Isbell and The 400 Unit    Live from the Ryman Vol.2

Secondo capitolo di registrazioni avvenute al Ryman di Nashville, un teatro in cui tutti vorrebbero suonare per la qualità dell’acustica. Se in studio Jason Isbell (un tempo nei Drive By Truckers) è composto e melodico, dal vivo con la sua band è una forza della natura che dal classico formato cantautorale si spinge verso gli Allman, la psichedelia, il rock stradaiolo di Tom Petty, una devastante bellezza elettrica che conferma quanto ancora il rock americano è capace di offrire in termini di pride and joy. Era parecchio tempo che non ascoltavo un live così esaltante tanto da spingermi a raggiungere, lo scorso novembre, Anversa per assistere al suo concerto. Italia dove sei?

Cracker   Alternative History: A Cracker Retrospective

I Cracker sono la perfetta alternative rock band degli anni novanta arrivata fino ai giorni nostri dopo un insperato successo nelle radio e nei campus americani ed una gestione del loro culto minore con dischi che non hanno mai abbassato il livello di qualità, tra power-pop, rock di strada, country stralunato e dondolanti ballate alla Lou Reed. Questo doppio CD ha il compito di riassumere il loro cammino discografico con una retrospettiva che come saggiamente suggerisce il titolo è una alternative history  e non un greatest hits  o antologia ufficiale, quindi le tracce più conosciute ma anche estratti di concerto, titoli minori, gemme nascoste.

Rory Gallagher   The BBC Collection

Opera colossale di 18 CD e 2 Blu-Ray in cui si racconta il rapporto tra il più grande bluesman irlandese e l’emittente più popolare al mondo nella diffusione della musica. Tutto quanto vorreste sapere dal rosso di Ballyshannon con la camicia a quadri e i basettoni, l’esaltazione della sua scrostata e amata Stratocaster, il suo proletario e sanguigno rock-blues, le sue commoventi ballate, il suo amore per il folk, la musica cajun, il country. Rory Gallagher at his best.

Faces at the  BBC

Di nuovo santa BBC con la completa selezione dei concerti e delle session avvenute negli studi e nei teatri dell’emittente tra il 1970 ed il 1973 quando il gruppo di Rod Stewart e Ron Wood era la più alcolica e devastante rock n’roll band del pianeta, assieme agli amici Stones. Versioni da capogiro, canzoni che ti tolgono il fiato, un soul mischiato col rock e col blues che ha dato i natali a più di una generazione di musicisti, in primis i Black Crowes che al confronto sembrano degli scolaretti. 8 CD ed un blu-ray di sangue, sudore e lacrime.

The Rolling Stones   Live at The Wiltern/Welcome To Shepherd’s Bush

Due favolosi estratti dagli archivi degli Stones in concerto, entrambi registrazioni in locali di dimensioni ridotte quindi più appetibili per feeling, scaletta, atmosfera. Il primo testimonia uno show al Wiltern Theatre di Los Angeles nel 2002 durante il Four Licks Tour, il secondo arriva da un concerto al Shpherd’s Bush di Londra nel giugno del 1999 nel mentre del Bridges To Babylon Tour che toccò tutto il mondo tranne l’Italia. Performance di grande intensità, Pietre che rotolano con spavalderia e senso del rock-blues come se fossero al Crawdaddy all’inizio di carriera, chicche in scaletta raramente esibite, oltre ai loro immortali classici. In qualunque momento li si prenda gli Stones non deludono mai. Ottima la qualità audio.

Low Cut Connie     Connie Live


Un disco eccessivo, sporco, sguaiato, irriverente, rock n’roll spettinato e maleducato di una band dell’underground di Philadelphia che conta già un nutrito numero di album alle spalle, venerata da Elton John, Bruce Springsteen, Nick Hornby e Barack Obama. Il leader Adam Weider, pianista, cantante, compositore si è fatto le ossa nei locali gay di New York e negli squatter anarchici delle città europee, mischia teatro, glam, power-pop e quel rock della giungla d’asfalto caro a Dictators, New York Dolls, Replacements, Alex Chilton, Kinks. Spettacolo assicurato da sentire e vedere con le due coriste che fanno anche le ballerine, scudisciate elettriche ma anche ballate arrendevoli che cantano la boheme della città. Si definiscono spacciatori d’arte e c’è da credergli.

Artisti Vari      Silver Patron Saints:The Songs of Jesse Malin


Colpito nel 2023 da una rara forma di ictus alla colonna vertebrale, il cantautore newyorchese Jesse Malin ha dovuto sostenere cure pesanti con costi altissimi, e non possedendo una adeguata assicurazione medica l’associazione Sweet Relief, non nuova a tali iniziative, ha patrocinato questo bellissimo doppio CD dove musicisti amici o semplici debitori della piccola arte metropolitana di Malin, hanno interpretato le sue canzoni offrendo una sfaccettata dimostrazione di cosa sia il rock del mutuo soccorso. Ci sono nomi altisonanti come Bruce Springsteen la cui She Don’t Love Me Now da sola vale l’intero Only The Strong Survive, come i Counting Crows che paiono rinati, Ian Hunter, Elvis Costello e Lucinda Williams, Graham Parker, Susanna Hoffs, Wallflowers, Hold Steady, Willie Nile, Steve Van Zandt e altri meno conosciuti, tutti impegnati a fare opera di bene e soprattutto ad esaltare un repertorio di rock n’roll, punk, pop, garage, ballate, soul firmato da Jesse Malin.

 

Absolutely Live


Dave Matthews Band    Milano 19 aprile

Buscadero Day       Ternate 21 luglio

Robert Plant featuring Suzi Dian          Como  17 ottobre

Marcus King Band    Milano 20 ottobre

Jason Isbell and The 400 Unit     Anversa  16 novembre

Alex Gariazzo Quartet     Como 24 novembre

 

 

MAURO ZAMBELLINI  27/12/24

 

 


28 commenti:

Paolo62 ha detto...

Bella playlist Mauro, un faro nella notte.😁
Per tutto il resto, ok la speranza è li ma io la vedo brutta, ma brutta forte.

Unknown2 ha detto...

Livio. Felice di trovare qui anche diverse delle mie scelte.
X il resto, solita preziosa lista x quando proprio non sai deciderti su cosa ascoltare.
Finchè continueremo ad ascoltarlo e amarlo "rock'n'roll will never die!"

Armando Chiechi ha detto...

Grazie Mauro come sempre. Condivido, ma forse non era il caso di dirlo, ogni tua riflessione e considerazione, da te rilasciata nell' introduzione. Prendo appunti per rivedere ciò che mi era sfuggito come gli X e qualche altra segnalazione. In un confronto con gli altri amici di questo blog mi era sfuggito Charlie Crockett...artista che mi sta sorprendendo in positivo ad ogni sua uscita. Ricambio di cuore a tutti gli Auguri

corrado ha detto...

Per quel che mi riguarda, non ho grandi dischi da ricordare in questo 2024.
Ci sono state alcune interessanti uscite, anche belle, ma nulla che mi abbia fatto veramente emozionare come in altri periodi della mia vita.
Concordo su alcuni dischi qui messi in evidenza da Mauro e dagli altri, ma forse in questo momento storico il rock, quello classico col quale ci siamo formati, è in una fase di stallo. Molte antologie, ristampe, cofanetti, pochi artisti giovani che propongano qualcosa di veramente nuovo, interessante, eccitante.
Per le nuove generazioni, poi (che sono quelle a cui personalmente sono più interessato), il rock non è un linguaggio che interessi in modo centrale ed è il pop quello capace di veicolare in loro quei messaggi un tempo incarnati dal rock. Il recente disco di Billie Eilish (un gran bel disco) parla in tal senso.
Viceversa, sempre secondo il mio parere, non sono certo gruppi come Idles o Fontaines D.C. a essere il futuro della nostra musica: proprio perché frequento abbastanza i territori del *nuovo rock" sono convinto che, nonostante il loro successo, siano poca cosa a livello musicale, ma qui si entra, appunto, nel campo delle opinioni fortemente personali e poco oggettive.
Dunque, per quel che vale , eco la mia piccola lista delle cose che mi sono maggiormente piaciute in questo 2024, con un piccolo corollario di cose che non mi sono piaciute.

BUONI:
King Hannah. Sempre validi e con un sound intrigante.
X. Dopo un disco così, non devono ritirarsi.
Johnny Cash. Bel recupero con ottimi arrangiamenti.
Warren Haines. Canzoni di grande personalità e suono come Dio comanda.
Van Morrison. Sempre lo stesso disco, quindi va bene.
Silver patron saints (Tribute to Jesse Malin). Questo disco mi ha decisamente riconciliato col rock. Tutto molto bello
Billie Eilish. Dal pop il disco più importante. Generazionale, ma non per noi ovviamente.
Trentmøller. Sempre fascinoso, anche se un po' ripetitivo.
Due dischi italiani piuttosto lontani dai nostri suoni, ma che mi sono piaciuti:
Calcutta. Pensavo che si sarebbe perso nella tremenda melassa zuccherosa del pop italiano e invece ha sfornato un disco per certi versi coraggioso.
Ex Otago. Tornati dopo anni con un disco forse un po' troppo pop e zuccherino, ma sono musicisti seri e persone umanamente splendide

DELUSIONI:
Marcus King. Alla fine mi sono ricordato a cosa somiglia il ritornello di "Hero", cioè "Dubbi non ho", di Pino Daniele... Compreso il mefitico assolino di Chorus con la chitarra. Dal vivo però mi è sembrato molto bravo. Proprio come Pino Daniele.
Ray La Montagne. Sarà anche bravo, ma mi è sembrato troppo minestra riscaldata.
Libri e film, infine, ognuno ha i suoi e la scelta dipende da troppe variabili di vita e letture pregresse.
Buon 2025 a tutti, un caro saluto!

Bluesforall ha detto...

Paragonare Marcus King a Pino Daniele mi pare eccessivo e forse pure inopportuno. King lo reputo tra gli artisti migliori oggi in circolazione e l'ultimo album mi è piaciuto parecchio.

corrado ha detto...

Eh, ma con canzone e arrangiamento siamo lì, ascoltala.
E poi sino ai primi anni 90 era bravo anche lui. Solo che era Italiano di Napoli e non del Texas o della Louisiana. I paragoni, quando sono motivati da analisi stilistica non sono inopportuni, ma uno degli strumenti critici e argomentativi che sono il sale della discussione.
Anche a me, soggettivamente, piacciono dischi che ad altri significano poco, ma ci sta, perché vivaddio il bello della vita e pensarla in modo diverso

bobrock ha detto...

Pino Daniele l’ho ascoltato live un congruo numero di volte tra il 1980 e il 1995 ( il live con pat metheny al forum andrebbe pubblicato )
Pertanto per quanto mi piaccia MK anch’esso testato live un paio di volte il paragone è tutt’altro che irriverente.
Mk passa con disinvoltura da un genere all’altro con alterna fortuna . Mod swings proprio non mi ha convinto , spero ritorni a sonorità più confacenti ( come il secondo album o Carolina confessions ); due album molto interessanti. Anche El Dorado non mi fece fare salti di gioia .
Se poi comincerà a cantare in falsetto come Pino Daniele soltanto allora getterò la spugna ( come feci con Daniele). Sono più che convinto come ha riportato Zambellini che anche l’ultima versione live sia stata più che ottimale . Ma concordo con Corrado .
Ultimo album noioso .





bobrock ha detto...

Ringrazio Zambellini per la playlist , farla nel 2024 é un virtuosismo. Continuo a vivere di ristampe … ascolto i Faces BBC 8 cd quasi uguali e tutti bellissimi. GALLAGHER ho dovuto accontentarmi del doppio. La versione da 20 cd non ho fatto a tempo neanche a pensare di comprarla ed è svanita in tre giorni andata sold out .
Per i nomi nuovi prendo un taccuino e vado su Spotify sperando in qualcosa di ….bello. Crockett ho provato ad ascoltarlo ma al terzo brano ho spento. Può darsi che fossi in serata no . Concerti 2025 ne ho già 11 in cantiere ma andrò al raddoppio . Vi segnalo Warren Haynes 4 luglio Cinisello Balsamo , ad un prezzo quasi umano perché sotto i 60 euro. Per tutto il resto ho sfondato il salvadanaio. Nel 1980:ho pagato 28.000 lire ( pullman + biglietto )per andare a Zurigo per i Led Zeppelin. Non saprei quantificarla oggi questa cifra ma di sicuro è meno di 150 euro che è diventato il prezzo medio zona palco.
Oggi se un adolescente volesse avvicinarsi alla musica dei nostri beniamini semplicemente….non potrebbe . A meno che un genitore sia particolarmente benevolo.
Ma la vedo dura . Tempi duri in assoluto ovunque nel mondo e anche in Italia con un governo che non ho votato e non mi rappresenta.
Buon anno a tutti.

bobrock ha detto...

Ps: X disco dell’anno ; come dire la vecchia guardia non delude mai

Zambo ha detto...

sto ascoltando solo ora in streaming il concerto finale degli Allman al Beacon nel 2014, basta la versione di Elizabeth Reed per far piazza pulita di tutti quanti. Per di più la qualità audio è da capogiro.

corrado ha detto...

Quando si parlava di musica che entusiasma... Avevo fatto il ripasso degli Allman nei mesi scorsi, questo mi mancava, thanks 👍

Unknown2 ha detto...

Livio. Molto bene che tutti concordiamo su ABB "Final Concert 28.10.'14". Grazie a spotify sono riuscito a inserirlo nella mia '24list. Puro godimento. Opinione personale(già esposta): gli Allman con Warren e Derek non sfigurano proprio di fronte agli originali con Duane e Dickey...
MarcusK in salsa soul mi convince poco. PinoD proprio non lo reggo: gran professionista, talentuoso, ma non fa x me.
Buon 2025 a tutti, con tanti concerti x Bob, e tante ristampe x me!!

corrado ha detto...

Il live degli Allman lo consiglierei a quelli che mi dicono che questo è un suono antico e che dovrei suonare in modo moderno, colorando qua e là, effettuando qua e là... Cazzeggiando qua e là!
La versione di "In Memory of Elizabeth Reed", 21 minuti, è quasi jazz nelle sue improvvisazioni, che non sono meri esercizi di virtuosismo o interminabili sbrodolate di suoni ripetitivi come il Neil Young degli ultimi vent'anni. Bello, proprio bello. Quasi meglio di Pino Daniele e Tananai! 😄👍

bobrock ha detto...

Il concerto degli ABB era uscito in precedenza con la serie degli istant live.
Ne avrò comprati una cinquantina. Non c’è ne uno che non mi sia piaciuto . Anche questo è monumentale. Non c’è storia dal vivo erano ..speciali. Inarrivabili .
Ancora una volta buon anno a tutti .

Armando Chiechi ha detto...

Concordo sugli Allman e sui loro live...imperdibili, così come mi hanno sempre entusiasmato quelli di Gregg con la sua band o Dickey Betts. Una band o per meglio dire grande famiglia musicale che ha lasciato un'enorme eredità!!

Buon anno fratelli 🎉 🎇 di tutto cuore

Unknown2 ha detto...

Livio. Suono antico?? ma daai. Questi, live, fanno jazz, e del migliore. Sublimano rock, soul, blues in qc di peculiare e, purtroppo, irripetibile. Senza tempo: lo dice la qualità.
Per il 2025, con Francesco, speriamo...

corrado ha detto...

Per ricordare anni meravigliosi, vi allego il link a un mio video in cui ripercorro velocemente la mia formazione musicale alla rigida scuola coranica de "Il Mucchio Selvaggio", che iniziai ad acquistare a 9 anni, nel settembre 1977, col numero 1, e smisi di prendere quando cominciarono a dare copertine a Ligabue e gente simile.
Sfoglio i primi cinquanta numeri (in realtà li possiedo fino al n. 140 o giù di lì) ed è un po' scherzoso, ma anche nostalgico... Buona visione!

https://youtube.com/shorts/2AKxoUS6Q1Y?si=JuLdLIUjyB3IL_eB

bobrock ha detto...

Posso confermare che è un bel salto nel tempo; alcune copertine me le ricordavo .
È un bel Amarcord . Grazie Corrado

Armando Chiechi ha detto...

Ho visto il tuo video Corrado e l'ho trovato molto bello. In pochissimi minuti sei riuscito a ricordare/ci tanti momenti preziosi passati sfogliando quella rivista che è stata parte integrante della nostra vita di appassionati. La cosa bella è che lo fai simpaticamente senza nostalgia o comunque non lo fai trasparire. Grazie per questo simpatico tuffo nel passato !!

Unknown2 ha detto...

Livio. Grande Corrado. Io ho cominciato con Ciao2001, poi pacconi di Mucchio, abbandonato quando Guglielmi è impazzito, rinnegando quanto professato nel glorioso passato. E allora naturale il salto sul Buscadero, che a tutt'oggi accompagna la ns felice ossessione.
Siamo cresciuti dalle stesse radici, Fratelli. Onore e orgoglio per chi da sempre ha scritto quelle pagine. Grazie a Zambo e ai suoi pards, nei decenni.

Armando Chiechi ha detto...

Ho seguito il Mucchio Selvaggio fino a quando fu venduto come mensile ma diventando settimanale persi interesse e passai completamente al Buscadero,che comunque compravo seppur non con la stessa regolarità del primo. In realtà li scoprii quasi insieme ( un anno l'uno dall' altro) e comprai il primo Buscadero con un giovane Brian Setzer fotografato a torso nudo durante un set live degli Stray Cats... ma scelsi il Mucchio Selvaggio come mia rivista musicale preferita grazie ad una qualità di scrittura maggiore. Mi piacevano Cotto e Labianca,Susanna e Tettamanti, Eddy Cilia e Guglielmi ma su tutti il mio riferimento maggiore rimasero Mauro Zambellini e Marco Denti ed è soprattutto grazie a loro che passai definitivamente alle pagine del Buscadero. Seguii le avventure di Velvet e di Feedback* ( ricordo bene Mauro *?) e dal 2003 mi buttai pure su Mojo ed Uncut soprattutto per la scoperta di nomi nuovi legati ed allegati nei CD a corredo. Ora come ora mi è rimasto il Buscadero e questa preziosa pagina che reputo una vera e propria famiglia o per meglio dire la migliore " soulfood" in circolazione.

Zambo ha detto...

Complimenti per il corto Corrado, un plauso per aver chiuso con Willy DeVille. La classe non è acqua

corrado ha detto...

Cari amici
Ringrazio tutti voi per aver condiviso questo ritorno al passato attraverso le copertine de "Il Mucchio Selvaggio".
Si è trattato per me di un momento importante della mia formazione, non solo musicale, ma anche di idee e più in generale di costruzione della mia persona.
Quando il n. 1 entrò in casa, io stavo per compiere dieci anni, mia sorella ne aveva dodici ed era lei, insieme alle sue amiche, che frequentavano quel mondo. Al tempo ci si regalava dei dischi e lei fra il 1976 e il 1979 aveva portato Neil Young, Lou Reed e Velvet Underground, Bob Dylan, Rolling Stones, Tom Waits, ma anche James Taylor, Bob Marley, Peter Tosh e tanti altri.
io a 11 anni cominciai ad acquistare (a farmi acquistare, per la verità) i miei primi dischi che andavano a completare la collezione di mia sorella. Avevamo tantissime audiocassette e i CD, ovviamente, manco si sapeva cosa fossero.
Nel 1979-1980 degli amici di Lugo di Romagna, con cui ancora abbiamo un forte rapporto, mi avevano regalato una cassetta con da un lato Darkness on the Edge of Town e dall'altro una parte del Live in Winterland 1978. Registrati malissimo, la cassetta in parte rovinata, ma mi fulminarono e da allora sapete bene come è andata...
A quel punto ero in grado (1978-1979) di addentrarmi con cognizione di causa nelle pagine del Mucchio, che il primo anno sfogliavo con curiosità, senza conoscere veramente i personaggi di cui si parlava, a parte i grandi artisti.
Mi colpivano e affascinavano tante cose:
Le recensioni appassionate dei grandi musicisti americani e inglesi
Le dettagliate discografie
La presa di posizione nel non voler trattare la musica italiana e, a livello internazionale, i mostri sacri come Pink Floyd e compagnia (dai quali mi sono sempre tenuto molto lontano)
Mi facevano sorridere:
Le polemiche quando Paolo Carù e altri abbandonarono il Mucchio per andare a fondare il Buscadero
Certe lettere nella rubrica della Posta. Alcune leggendarie, come quella di un giovanissimo Red Ronnie che sperava di diventare un vostro collega e competitor... Oppure la lettera scandalizzata di una ragazza che se la prendeva con le pubblicità maschiliste della rassegna al Ponderosa Ranch ("Troppe possibilità di donne"! diceva...)
Ma anche:
Certe invettive sulla polizia italiana che aveva ucciso un ragazzo a un posto di blocco per una sciocchezza ("A Brixton stanno tirando fuori i fucili e incendiando la città, noi che aspettiamo"?)
E poi la scoperta del folk roch anglo scoto irlandese, grazie a Maurizio Pettiti (ma che fine ha fatto???)
L'arrivo di Maurizio Bianchini, che diede una svolta di umorismo caustico e al vetriolo al Mucchio di quegli anni (e che ha influenzato parecchio e per molto tempo il mio modo di argomentare e quindi scrivere. Purtroppo Bianchini ha successivamente assunto dei comportamenti che me lo hanno fatto in parte rinnegare)
Insomma, il Mucchio è stato tanto per me e, da quello che ho capito, anche per voi.
Ora una richiesta disperata.
Maurizio, solo tu puoi aiutarmi!
All'uscita di "Coup de Grace" dei Mink de Ville, sul finire del 1981, ricordo benissimo che alla Rai, in uno di quei programmi tipo "Odeon" o "VarietY", trasmisero uno special sul nostro, in cui lo intervistavano nel backstage del teatro in cui si esibiva e poi trasmettevano (lo ricordo benissimo) Love and Emotion.
Nell'intervista De Ville polemizzava non tanto con Bruce Springsteen quanto con i giornalisti, che non si occupavano di lui come del Boss. Ricordava che in fondo avevano le stesse radici e citava in particolare Ben E. King.
Non ho mai rintracciato quello speciale, tu ne sai qualcosa di più? Lo si può reperire da qualche parte?
Ritrovarlo completerebbe un pezzo della mia memoria che autisticamente ne ha bisogno come dell'aria per respirare!
Detto questo, ancora un affettuoso saluto a tutti, a presto!

bobrock ha detto...

Corrado ma ti ricordi già tutto benissimo, che valore aggiunto potrebbe darti ritrovare quella intervista ??

corrado ha detto...

Ma scherzi? Forse non hai capito bene che io sono autistico! Ho bisogno di quell'intervista. Quell'intervista mi serve! (Cit. "The Blues Brothers")

Armando Chiechi ha detto...

Cari amici, dopo aver visto solo qualche stralcio al telegiornale della recente cerimonia di insediamento del monarca Trump, non posso che provare un forte voltastomaco. Sicuro di non dire nulla di nuovo, in quanto tutti su queste pagine siamo sulla stessa lunghezza d'onda, al tempo stesso ci sto davvero e tanto male, perché credo che questa volta sarà ancora peggio, visto il sostegno di PLASTIC FACE Musk. Siamo appena entrati in un'era nuova e in un film distopico,in cui siamo spettatori ed inermi protagonisti. Lo so...sono troppo pessimista, complice anche una situazione professionale decisamente peggiorata e che questo è un blog , soprattutto musicale e fatto di passioni, in cui forse non dovrei ammorbarvi perché come si dice...la vita è già dura abbastanza di suo....ma quanto sarebbe stato bello avere con noi ora certe figure....
Che dire...spero solo che la bellezza e lo spirito più bello e genuino insito nell' arte ci possa accompagnare con una torcia accesa lungo questo tunnel buio.

Scusate lo sfogo...

Unknown2 ha detto...

Livio. Armando, su trump(e meloni, e orban, e...) siamo con te, senza dimenticare che sono stati eletti democraticamente(purtroppo). E' il mondo tutto che va a destra. Siamo minoranza, come rocker e anche x il resto. Teniamo alte le bandiere, con orgoglio e passione.
E non ti abbattere. Ho vari anni + di te, e anche a me è capitato qualche intoppo sul lavoro. Ho via via trasformato lo sgomento in rabbia, e poi in forza. Ho analizzato le opzioni, scelto la migliore. E, sarà un caso, ma sono andato a stare decisamente meglio! Sarà lo stesso anche x te, stanne certo.
Rock on

Armando Chiechi ha detto...

Grazie Livio...

di Cuore!!