(Alligator Records)
Segnalatisi l’anno scorso con Country Ghetto JJ Grey & Mofro rincarano la dose con un disco di scoppiettante freschezza dove le loro radici sudiste si fondono in un soul venato di gospel e funky ed in un blues che sa di paludi e acquitrini. Basta far partire il cd e
Orange Blossoms ci catapulta in quel sud dove il tempo scorre lento e il dolce far niente fa molti meno danni di Wall Street. Che JJ Grey sia del sud, precisamente 40 miglia fuori Jacksonville, Florida, lo si percepisce subito, nel modo in cui il suo storytelling vagabondo, brioso e a ruota libera, che ama comunque fornire una descrizione appassionata e devota dei suoi luoghi natali e di vita, si mischia con gli umori caldi di una musica che ora è un blues delle paludi, ora un soul carico di gospel, ora un groove che fa ballare scatenando sax e trombe, ora è un funk in agrodolce con qualche visione psichedelica che si placa solo quando un rock rurale che parla di fuoco, diavoli e alla fine, malvolentieri, anche di redenzione fa capolino portando con sé il solito fardello di letteratura sudista.
JJ Grey evoca complesse emozioni con il minimo uso di parole e con una musica che nel suo essere tutto e niente affascina, seduce, rallegra e mette addosso voglia di vivere e sognare. Le sue influenze sono molteplici ma Tony Joe White col suo swamp-rock, John Lee Hooker col suo boogie, Dan Penn col suo down-home soul e Sly & Family Stone col suo lazy funky sembrano aver regalato qualcosa in più di una semplice idea alla sua musica, che per intenderci non è solo ritmo e groove ma possiede un appeal melodico “svaccatamente contagioso” oltre che divertente che la colloca sulla stessa strada di Anders Osborne, Clarence Bucaro, Eric Lindell, Grayson Capps, Ramsey Midwood, giovani outsiders la cui filosofia esistenziale per il mercato e la morale americana (e non solo quella) è peggio del comunismo.
Musica per dreamers, losers and ramblers che ruota ipnotica e leggermente drogata attorno al ritmo sornione di Move It On, un po’ il centro gravitazionale di tutto il disco dove i Mofro, un ensemble allargato comprendente anche fiati, cori e violini, rivela una attitudine da jam band e dove l’Hammond di Adam Scone scomoda paragoni con There’s A Riot Goin’ On di Sly and Family Stone.
JJ Grey si occupa di un gran numero di strumenti tra i quali chitarre ritmiche e soliste, basso, percussioni, tastiere e armonica mentre Daryl Hance, l’altro storico nome dei Mofro, contribuisce a creare con la sua chitarra e i suoi arrangiamenti atmosfere di soul psichedelico alla Curtis Mayfield. Ballate melodiche, peraltro molto ironiche, come I Believe (In Everything) si accompagnano con titoli altrettanto sarcastici, Everything Good is Bad, che mettono in risalto una voce da soulman alla Redding mentre la misteriosa She Don’t Know evoca incontri notturni e sfodera una carica sensuale da brivido caldo. JJ Grey & Mofro potrebbero essere il mezzo di riscaldamento più economico per l’autunno prossimo a venire e Orange Blossoms è un disco che risponde ad unica prerogativa: la musica per essere tale deve avere anima. Qui di soul ce n’è quanto volete, basta far girare il cd e stappare una birra, il resto viene da sè.
MAURO ZAMBELLINI
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