Chi non conosce i Cheap Wine, quartetto pescarese dedito ad un rock chitarristico di matrice urbana che cita Dylan, Neil Young, i Replacements, i Dream Syndicate, Springsteen e i Green On Red, dovrebbe vederli almeno una volta dal vivo. Non c’è in Italia chi suona come loro, con tanta passione, veemenza e abilità , quel rock che ci ha fatto amare New York con i suoi club e i suoi santi, ballate umide di pioggia e disperazione e vibranti rock n’roll che sanno di incontri oltre il fiume.
Se amate un disco come il recente Live From The Streets Of New York di Willie Nile non potete ignorarli. Allo Spazio Musica di Pavia sabato 31 gennaio in un locale pieno di fans e amici i quattro pesaresi hanno dato vita ad un concerto memorabile per energia e buone vibrazioni riversando sui presenti un TIR pieno di rock n’roll. Non è la prima volta che i Cheap Wine incendiano lo Spazio Musica ma questa volta la deflagrazione è stata totale e per tre ore i presenti sono stati tempestati da un rock al calor bianco che ha visto le chitarre, quelle acustiche di Marco Diamantini e quelle elettriche del fratello Michele (uno dei migliori chitarristi italiani di scuola rock) andare a spasso con il basso criminale di Alessandro Grazioli e con il drumming di Alan Giannini, il nuovo batterista che ha sostituito degnamente Zano Zanotti. C’era attesa per il loro show visto che l’ultimo disco, Freak Show, risale al 2007 e la sostituzione di Zano ha richiesto tempo ed un nuovo assetto dopo un comprensibile periodo critico. Alla luce del concerto visto a Pavia si può affermare che i Cheap Wine sono ancora in pista con ritrovata energia ed entusiasmo, pronti ad entrare di nuovo in sala di registrazione per un nuovo album che, si vocifera, sarà più aperto a soluzioni acustiche.
Il fatto di suonare spesso unplugged nei locali di piccola capienza ha potenziato la dimensione folk-rock dei Cheap Wine e a Pavia la prima parte dello show ha visto i fratelli Diamantini imbracciare le chitarre acustiche per riarrangiare brani come Bad Guy, Easy Joe, una intensa e desertica Among The Stones ed una sentita rivisitazione di Friend Of The Devil dei Grateful Dead. Anche le due cover di Dylan Ballad Of A Thin Man e One More Cup Of Coffee (quest’ultima fa parte di un Dvd Just Like Bob Dylan Blues che ritrae il gruppo in concerto al Teatro Bramante di Urbania nel 2003 durante la prima edizione del 70’s Flowers Festival) non fanno mistero dell’amore che i Cheap Wine ed in particolare Marco nutrono verso la tradizione americana della ballata rock.
Con la cover “personalizzata” di Youngstown di Springsteen è partita la parte più elettrica e vibrante dello show, quella che ha mandato in visibilio il caldo pubblico dello Spazio Musica. Pescando dall’anfetaminico Freak Show (Time For Action, Jugglers and Suckers, Exploding Underground ) e dagli album del passato i Cheap Wine hanno messo in azione la loro artiglieria rock suonando senza tregua un rock urbano tagliente e travolgente, trovando il tempo per perdersi nelle visioni acide e psichedeliche dell’immancabile Mary, rivedendo con una ritmica rinnovata la nervosa Freak Show ed immolandosi sull’altare della ballata metropolitana con la devastante City Lights, brano di punta dell’indimenticabile Moving. Molto più disinvolto che in passato e migliorato nella dizione Marco Diamantini ha svolto il ruolo di leader mentre Michele con la chitarra ha tirato fendenti elettrici capaci di illuminare una intera metropoli.
Due ore e mezza di concerto torrido hanno trasformato lo Spazio Musica in una sorta di Bottom Line de noantri, il pubblico ha richiamato i quattro sul palco e questi senza farsi pregare hanno riacceso gli amplificatori per regalare un ulteriore dose della loro carica rock. Dal soffitto sgocciolava il sudore dei Cheap Wine mentre il pubblico tutto in piedi cantava a squarciagola Boston dei Dream Syndicate e Rockin’ In The Free World di Neil Young. Un trionfo. Altro che Vasco Rossi.
Mauro Zambellini Febbraio 2009
1 commento:
Grandi Cheap Wine!
Dal vivo son sempre fantastici, ma quando suonano a Spaziomusica c'è qualcosa che va oltre il concerto...
E così è stato anche il 31 gennaio.
Keep on rocking on the free world!
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