Poco nota ma attiva da più di una decina di anni,
questa band nasce per volontà del cantante/chitarrista Brian Krumm a Champagne nell'Illinois nel 1996 sebbene l' assetto
definitivo risalga al 1998 in quel di Chicago. Accanto a Krumm sono il bassista
Brian Hunt ed il batterista Christian Moder, un trio che sfugge a facili
etichettature visto il tipo di musica di cui sono portatori. Hanno alle spalle
diversi dischi, il primo, The
First Spilled Drink of Evening, titolo da applausi, risale al 1997 e si
guadagnò la segnalazione di David Fricke su Rolling Stone che li paragonava ad
una versione americana dei Tindersticks. Never Go Home del 2002 prese quattro
stelle dall'edizione tedesca di Rolling Stone, lì popolari per il fatto di
lavorare da tempo con etichette tedesche, prima la Glitterhouse adesso la Blue
Rose. Diversi lo sono davvero i Great Crusades e lo si capisce da questo buon
disco costruito sulla voce rauca e baritonale di Krumm e su canzoni che
propongono un mood notturno di tavole calde e locali aperti fino a tardi dove
ci si immagina una atmosfera da Nighthawks
di Edward Hopper o una sceneggiatura chandleriana. Il noir è evidente in Thieves of Chicago, il
titolo, i ladri di Chicago, la fotografia urbana della copertina, la voce
vetrosa di Krumm in storie di malaffare, armi, diavoli, vite sbagliate, giochi
crudeli, vecchi amanti. Abbondano le citazioni, per Keith Richards, per gli
Uncle Tupelo, per Melody Maker e la California, soprattutto per Chicago,
habitat di canzoni che spaziano dal rock urbano al country più malinconico e
periferico (Old Lovers, Old Friends),
dal cupo decor alla Nick Cave di This City Is a Shambles Tonight con un pizzico di Johnny Cash (The Devile and his Relations) al
bluesato after-hour di A.J Croce, dal
furente e gelido rock metropolitano di Til
The Needle on the Record Goes to Bed al dolce lullabye di Cruel Joke. Ma è Tom Waits
il riferimento più stretto perché Krumm ha sicuramente fatto una dieta a base
di alcol e sigarette ed il suo cantare da crooner perso nella notte e nella
bottiglia fa venire in mente i primi dischi del maestro, in primis The
Heart of Saturday Night. Ma Chicago non è Los Angeles e spesso i
marciapiedi più che bagnati dalla pioggia sono sferzati da vento e neve e
allora The Great Crusades rubano suggestioni che stanno più a nord, a storie
che hanno a che fare con il senso di colpa, il rimorso, le perdite. Musica a
tratti scura, inquieta, qualche volta vicina ai Sixteen Horsepower, altre volte
del tutto originale ed eclettica, come quando viene riveduta a mo' di marcia
funebre New Orleans Why Did You Make Me Care? di Beck dove sia Allen Toussaint che
Louis Armostrong sarebbero stati a loro agio, oppure nella title track dove si
respira aria da cabaret tedesco interpretato da Randy Newman. Strambi, non c'è
che dire, dategli un ascolto.
MAURO
ZAMBELLINI
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