Mi auguro
che Bruce torni ad essere quello per cui lo abbiamo tanto amato, un musicista,
un songwriter ed un performer in grado di mandarti in orbita col suo rock, ma
oggi la realtà è questa. Per di più, in
questa sede, dobbiamo giudicare un CD e non una performance teatrale. Realizzare
un CD è altra cosa, chi compra un CD vuole ascoltare musica e non dei lunghi
monologhi (per noi non anglosassoni peraltro piuttosto difficili da comprendere)
intervallati da qualche pausa musicale,
ovvero le canzoni. Perché la sostanza è questa, introduzioni parlate di cinque,
sette, dodici minuti, e canzoni di tre, quattro, qualcuna di sei minuti (gli
unici brani a non "beneficiare" dell' intro sono The Rising e Land of Hope and
Dreams), per la esasperante durata di due ore, divisa in due CD o quattro
LP. Bruce Springsteen racconta, parla, racconta, della sua infanzia, della sua
famiglia e del padre, della sua città natale e del New Jersey, delle strade e
della band, della guerra e dei veterani, della terra promessa e della fiducia,
dell'America della speranza e del sogno, di Clarence Clemons e Danny Federici,
del suo pubblico e della magia del sentirsene parte, di Dio e dell'uomo comune,
e quando arriva la canzone, sia essa Growin'
Up arrochita dalla voce e col solo ausilio di quattro accordi di chitarra,
oppure My Father's House a cui l'armonica regala un po' di
musicalità, o ancora The Wish accompagnata
dal pianoforte, ebbene le canzoni non solo sembrano un appendice della
narrazione ma qualcuna si confonde pure con essa. Pesante. Le canzoni sono disossate, arrangiate con misura, intime fino
al sussurro, e questo fa parte del tipo di spettacolo, ma non c'è la rabbia di Nebraska
e nemmeno la dolenza di The Ghost of Tom Joad anche se
posseggono una loro forza interiore. The
Promised Land, la cui introduzione parlata dura undici minuti e il cantato quattro, è
riveduta in una saggia dimensione folkie, Thunder
Road è superba nella sua pochezza di mezzi, Long Time Comin' è rallentata fino a trasformarsi in epica western
e Tougher Than The Rest cantata a due
con la moglie Patti Scialfa (succede
anche in Brilliant Disguise) è di una
malinconia che ti si appiccica alla pelle e ti fa quasi venire il magone. Pure Land of Hope and Dreams scelta come
singolo (ma ha senso un singolo in un progetto del genere ?) pur senza intro
non si discosta dall'umore generale e Born
To Run è quasi irriconoscibile talmente
smagrita di enfasi e potenza. Non è questo il punto, il problema sta nel fatto
che non sono le canzoni e la musica le protagonisti del CD, ma il racconto, il monologo, le parole, e
allora ha senso realizzare un prodotto simile quando sarebbe meglio (e lo sarà
visto le abitudini marketing del nostro) delegare lo spettacolo a un DVD, con
le immagini a rafforzarne il pathos. Più coerente e logico sarebbe stato allora
unire un CD del genere al libro-autobiografico evitando quel discutibile e
furbastro Chapter and Verse che è sembrato un altro modo di far cassa con
materiale inflazionato. Ma business is business e Bruce Springsteen
al di là della sua insindacabile statura morale ed artistica non è estraneo,
anche nel passato, ad operazioni del genere dove il dollaro sembra più
importante della passione del fan. Comunque, un dato positivo nel CD c'è ed è
la separazione nella numerazione dei brani, tra le parti parlate e i pezzi musicali, così chiunque potrà farsi una
chiavetta con la sola musica e sentirselo in macchina o al pc. Fare jogging non
se ne parla nemmeno in questo caso, sebbene la traccia finale sia Born To Run. Lo insegnano altri lavori del
genere ( mi vengono in mente le opere recitate-musicali di Giorgio Gaber, per
di più comprensibili visto l'italiano) ovvero Springsteen On Broadway (a proposito, bellissime le foto in
stile New York in the forties della copertina) è un doppio CD o quadruplo LP
che si ascolta una volta e poi lo si mette sullo scaffale, a meno che non
interessi un esercizio sulla dizione e comprensione dell'americano.
MAURO
ZAMBELLINI DICEMBRE 2018
8 commenti:
Non posso che trovarmi in sintonia con quanto scritto da Mauro e aggiunto poi in risposta da Roberto. Avevo comunque già deciso di saltare questo giro. Aggiungo solo che anche se acustico fosse stato, ma un vero concerto, lo avrei preso pure ma per quello mi riascolto i bei bootlegs del Devils & Dust tour o TGoTJ del 96.Rispetto la decisione del suo entourage ma un dvd con i sottotitoli come quello dello special VH1 Storytellers sarebbe stato più appropriato.Ok...Bruce, aspetto il tuo prossimo disco in studio !! Armando
Rispecchia gli attuali sentimenti nei confronti di questo rocker che tanto abbiamo amato ma che ha francamente ormai rotto le palle.
Condivido anche l'avversione per il pubblico munito di cartelli. Basta così.
Non ti leggevo da un pezzo, sono rimasto sorpreso da questo articolo di cui condivido quasi ogni virgola.
Un' operazione che anche a me ha lasciato assai perplessi.
Tutti a stracciarsi le vesti, io no.
E l' ho sofferto. Leggere queste parole mi ha fatto bene.
Soprattutto la pochezza musicale di questo tour non puo' passare sottotraccia. Indecente.
E se hai letto il libro sai quasi gia' tutto dello spettacolo. Certo il pathos dell' esperienza teatrale...
So di gente che se l'è visto tre volte...allucinante..
Io non ci sono stato e per la prima volta ho saltato un tour di Bruce dal 93.
Reputo assai conservativo e poco aperto mentalmente il tuo blog, troppo ancorato al passato, c'è molto presente interessante che tu ed il Buscadero snobbato sempre, ma questa volta ti plaudo in toto.
Unknown, sarebbe più coraggioso e nobile non nascondersi dietro l'anonimato ma tant'è, felice comunque di condividere la mia recensione sul CD Springsteen On Broadway che pari pari trovi anche sul Buscadero di gennaio, a dimostrazione che ne quella rivista ne il mio blog siano così conservativi e mentalmente chiusi. D'accordo con te poi che la musica di quel CD, lodata dalla quasi totalità degli ascoltatori, è veramente misera. Altra cosa era il tour di Devils and Dust, e del parlato non ne posso più d sentire le stesse cose già dette e scritte da Springsteen centinaia di volte.Ma la mia è la recensione di un CD non di uno spettacolo teatrale. Sono altresì convinto che esistano altre musiche e altri dischi che io non tratto, non però per snobismo o chiusura mentale, piuttosto perché scrivo di cose che conosco bene e di cui cerco di analizzare nei dettagli. Odio la tuttologia. Sono artisti e musiche che fanno parte della mia storia, presente e passata, oltre che del mio gusto, per altre cose, non ho la profondità e la conoscenza sufficienza, per poter giudicare. E poi è anche una questione di tempo, non sono uno che compera a destra e manca perché mi piace ancora ascoltare i dischi tante volte. E ci vuole tempo. Comunque se leggi la mia playlist 2018 puoi trovare sicuramente delle cose che esulano dal mainstream
"Fare jogging non se ne parla " questa è proprio bella.....non so se ridere o piangere. Certe volte è troppo facile andare controcorrente perdendo profondità e analisi.
Mi si permetta : "Non ti leggevo da un pezzo, sono rimasto sorpreso da questo articolo ...ma non ci hai capito una benamata mazza."
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