sabato 26 agosto 2023

WILCO Todays Festival TORINO 25/08/23


 

Non pensavo di emozionarmi ancora così tanto ad un concerto rock visto l’età e la mole di eventi simili alle mie spalle, ma è successo e quando le luci sul palco si sono spente a mezzanotte di un caldissimo 25 agosto torinese, da una parte ero amareggiato perché avrei voluto partecipare a quella festa dello spirito e dei sensi per un’altra ora, e da una parte viaggiavo alto su una nuvola di benessere per aver assistito ad uno show che mi ha riconciliato coi valori più veri del rock n’roll. Attorniato da un pubblico finalmente molto più giovane di me, salvo una buona dose di eccezioni, che cantava a memoria e ballava di felicità sulle note della più straordinaria rock band degli ultimi venticinque anni, sebbene il sottoscritto ami anche con ardore i Drive By Truckers pur con le dovute differenze. Bello il pubblico, bella l’atmosfera ruvida e non celebrativa del Todays Festival, salvo le consuete interminabili file per un panino (ci ha salvato un chiosco di kebab proprio prima di imboccare l’autostrada al ritorno, frequentato da un campionario umano che se ci fosse stato lì Tom Waits avrebbe fatto minimo un doppio album), niente pit e tokens e finalmente di livello internazionale il sistema audio, suono pulito e volumi giusti anche quando le frizioni rock imponevano watt a valanga. L’ultima volta che avevo visto Wilco era il settembre del 2019 al Fabrique di Milano e pur essendo stato un buon concerto avevo pensato che il meglio di loro, sia su disco che su palco, fosse passato, avvertii una flessione nell’ entusiasmo, un ripetersi senza troppa energia, rispetto a quanto vidi negli anni precedenti. Quello era il mio quinto concerto e con dispiacere mi sorse il dubbio che la strada verso una dignitosa standardizzazione fosse stata imboccata. Sbagliavo e proprio in quello sta la forza di una band capace di scatenare le emozioni, quella di smentirti, di sorprenderti, di spiazzarti, inebriandoti ancora con la propria musica, che nel caso di Wilco non è cambiata, caso mai si è arricchita di altre sfaccettature. La pausa per la pandemia, i lavori solisti del leader Jeff Tweedy ed un disco ispirato come il recente Cruel Country hanno ridato fiato e impeto alla band tradotte in una performance, quella del Todays Festival (ma non è stata da meno quello della sera precedente a San Mauro Pascoli) che ha raggiunto le vette di quella magistrale esibizione del luglio 2007  nello stesso luogo, quando ad un certo punto dell’esecuzione di Spiders (Kidsmoke) la corrente saltò e Jeff Tweedy trascinò il pubblico a seguirlo nel cantare all’unisono il refrain della canzone per quasi dieci minuti. Una dimostrazione di sinergia tra artista e pubblico rara da trovare nelle arene del rock, ebbene Tweedy ricordandosi di quel magico momento ha iniziato lo show torinese con la stessa canzone stoppando la band ad un certo punto e riprendendo di nuovo a cantare assieme al pubblico il ritornello, come se la storia si fosse fermata a quindici anni fa e noi e loro fossimo ancora lì a gustarci quella magia. E di fatto eravamo ancora lì, magari aumentati di numero a rispettare una band ed una musica come non ce ne sono altre, capace di infonderti una felicità che almeno nel mio caso avevo dimenticato in un concerto. Tweedy ha dimostrato di avere con Torino un rapporto particolarmente intimo, per tutto il concerto ha sorriso, così come i suoi compagni di ventura, divertiti di trovarsi davanti ad una platea che non ha lesinato applausi e gesti di riconoscenza e amore. Non poteva iniziare meglio lo show che si è poi rivelato di una forza, potenza e lucidità straordinarie con oasi bucoliche di ballate dal profumo californiano e momenti di assoluta controllata baraonda rumorista, dove Nels Cline faceva urlare le sue chitarre in territori limitrofi al free jazz indirizzandosi su ardite scale elicoidali, e Pat Sansone, abbandonate per un attimo le tastiere, gli rispondeva con una veemenza chitarristica che lasciava di stucco per come fondeva Television e Johnny Thunders, sferzante rock anni 70 e punk, Crazy Horse e artiglieria tedesca. In mezzo, ingrassato, paffuto e stranamente solare Jeff Tweedy teneva il timone con le sue chitarre acustiche, quelle canzoni che sembrano frutto di un improvvisato colpo di genio ed invece posseggono una ricchezza che sintetizza metà della storia della musica rock e quella voce tra il trasognato, il romantico e il malinconico, a tratti sorniona a volte liberata in urla di rabbiosa gioia. Di fianco a lui un bassista poco menzionato, ma assistere a come pompava nell’iniziale Spiders per rendersi conto che John Stirratt è uno degli elementi cardini del sound della band e assieme al vulcanico picchiatore Glenn Kotche, uno dei migliori batteristi in circolazione, costituisce una sezione ritmica capace di fare la differenza, e come per gli Heartbreakers di Tom Petty, distingue una rock band da una grande rock n’roll band quali sono oggi Wilco. Potrà sembrare superfluo ma anche l’uomo nell’ombra, il pianista e tastierista Mikael Jorgensen, è basilare nell’economia del gruppo, e lo si sente quando accompagna con note basse le ascese verticali di Cline, che detto tra noi è colui che ad un certo punto ha cambiato l’impatto live della band dandogli una connotazione meno classica, più sghemba, improvvisata, aperta a schegge impazzite anche quando la canzone pare iniziare come una innocua ballad country&western rubata a Gram Parsons. Se qualcuno si aspettava che Cruel Country potesse limitare l’impatto sonoro del set di Wilco con una dimensione più dimessa e minimale, è stato smentito perché molte sono le ballate che la band mette in campo creando suggestioni pastorali e sognanti orizzonti folkie, e da quell’album sono arrivate la canzone titolo, I Am My Mother e Falling Apart (Right Now), ma le versioni che ne danno è fuori da qualsiasi copia e incolla ed è bastato ascoltarsi come hanno trattato Bird Without A Tail/Base of My Skull con Cline e Sansone scatenati con le chitarre per capire la qualità rivoluzionaria del loro gesto, in molti momenti pronto a tradursi in jam che lasciano increduli e senza fiato. Ma Wilco sono stati forgiati da un passato di dischi preziosi e fondamentali, fa ancora piacere vedere un album come Being There che contrassegnò il distacco definitivo dall’eredità di Uncle Tupelo mandare in visibilio il pubblico con Misunderstood  e I Got You at The End of The Century, che ogni volta mi dà per un attimo l’impressione di essere una cover dei Big Star, e Outtasite(Outta Mind) con cui si è chiuso il concerto. Da A Ghost Is Born sono state estratte oltre al brano di apertura, Hummingbird, una sorta di scanzonato cabaret alla Kinks e la magnifica The Late Greats che assieme a Jesus, Etc. racchiude l’irresistibile sapienza melodica della scrittura di Tweedy. Impossible Germany iniziata in sordina ma poi scarabocchiata con cruente senso free dall’assolo di Cline ha mandato in visibilio l’intero festival ed un altro applauso fragoroso ha accompagnato I Am Trying To Break Your Heart dove si consuma il delirio sonico della loro musica tra margini angelici e celestiali del cantato di Tweedy e lo sprofondamento nella infernale tempesta elettrica creata dal resto della ciurma, un sabba che evoca il kraut rock. A Shot In The Arm, unico estratto da Summerteeth ha il potere, ed è una delle loro caratteristiche, di creare una eccitante e sospesa aspettativa prima della deflagrazione finale, con le voci che man mano lasciano il posto al forsennato accavallamento degli strumenti con Kotche che picchia come un ossesso e Sansone e Cline che se la sparano a mille in una battle of guitars che non fa prigionieri. Rimangono sul campo altri titoli tra cui Random Name Generator presa da Star Wars e Downed On Me da The Whole Love ma ormai il Todays Festival è ai loro piedi e Jeff Tweedy e compagni rispondono con l’assoluta semplicità delle anti-star, nessuna enfasi celebrativa, solo il grande potere di un rock n’roll che ha assorbito il passato, le giungle urbane, i colori tranquillizzanti delle campagne lungo le highways, l’amarezza del presente e uno sguardo amorevole verso il futuro. Wilco rimangono qui a farci credere che il rock n’roll sia ancora un grande sogno.

MAURO ZAMBELLINI   AGOSTO 2023

La foto è dell'amico Paolo Baiotti

 

 

30 commenti:

bobrock ha detto...

Bellissima recensione, grandi Wilco e come hai fatto bene ad esserci.
Io complice la prima settimana di lavoro ieri ero stravolto e ho dato forfait. Ma non avevo dubbi che sarebbe stato un gran bel concerto. Ultimo album veramente splendido.
Quanti spettatori c’erano ?

bobrock ha detto...

Sei stato anche ad Ascoli ?
Questi festival hanno là controindicazione che hanno un orario di chiusura sempre penalizzante pertanto chi suona x ultimo non può fare show completi Ad Ascoli hanno suonato più a lungo ( brutta cosa l’ossessione delle setlist )

corrado ha detto...

Per aver scritto una recensione simile in così poco tempo, deve essere stato davvero un gran concerto.
A questo punto devo riprendere "Cruel Country", che avevo lasciato a metà perché uscito in un momento di grande tristezza e difficoltà per me è avevo paura che mi avrebbe ulteriormente depresso. I Wilco ovviamente non hanno alcuna colpa di questo, probabilmente vale il detto: ogni cosa a suo tempo

Armando Chiechi ha detto...

Bellissimo resoconto e nella tua appassionante recensione mi è piaciuta la descrizione del chioschetto Kebab che nulla centrerà con l'essenza del tuo articolo, ma ha un che di Hunter Thompson. Comunque per tornare ai Wilco concordo in toto e spero tanto che possano supplicare un altro live, almeno per poter parzialmente accontentare chi come il sottoscritto non c'era e avrebbe voluto tanto esserci.

Armando Chiechi ha detto...

Pardon* ( il T9 pubblicare*)

Unknown2 ha detto...

Livio. Mi accodo, buon ultimo, ai complimenti x la recensione di Zambellini, che trasuda passione ed entusiasmo sinceri e genuini.
Continuo, x ora, a considerare Cruel Country disco dell'anno e concordo con Armando nella speranza x un live ufficiale che renda onore alle loro performances on stage.
Nel frattempo cerchiamo su youtube, che qc salterà fuori

Luigi ha detto...

La bellissima recensione va a completare 2 serate straordinarie.
PS.
La prima data era San Mauro Pascoli (FC ) non Ascoli.

Armando Chiechi ha detto...

Lo so che nulla c'entra con questo articolo ma da poco scopro che ci ha lasciato Jimmy Buffet !?!

bobrock ha detto...

Una volta a Roma concerto Rolling Stones parlando con un americano gli chiesi cosa ne pensasse di Jimmy Buffett : risposta “ Music for vacation “
Mi resi conto che se amavi un gruppo rock Jimmy Buffett era considerato un genere molto molto leggero…. Per non dire di peggio.
In effetti basterebbe “ Why dont get drunked and screw” per rendersene conto.
Smisi di ascoltare Jimmy Buffett ..😂😂😂😂

bobrock ha detto...

Invece : datemi una motivazione per spendere 250 euro e comperare il box degli Who in uscita questo mese …

Unknown2 ha detto...

Livio. Con tutto il rispetto x una vita che si è spenta, musicalmente Jimmy Buffett c'entra poco con lo Zambo's Place...
A quel punto allora anche Toto Cutugno buonanima..

Il superbox di Who's Next presenta una decina di cd, due concerti completi, un sacco di outtakes, gadget a valanga.. ma non credo aggiunga molto alla sostanza di quel disco fenomenale che già tutti possediamo.
In generale, soprattutto sui big storici inglesi, mi pare che si stia davvero esagerando. Esempio classico i Kinks, che hanno pubblicato decine e decine di box 'imperdibili'.
Solo x hardcore fan, secondo me

Luigi ha detto...

La musica in formato fisico è praticamente morta.
Le case discografiche ragionano sempre di più in termini di oggetti da collezione belli ed esaustivi per soddisfare una nicchia di pubblico danaroso e capriccioso.
Ormai le deluxe edition sono all'ordine del giorno come del resto i pit e gli ingressi VIP ai concerti.
Per tutti gli altri c'è la rete o spotify.

Armando Chiechi ha detto...

Rispetto il parere di Bob e Livio su Jimmy Buffet, rispondendo che , seppur viziato da testi leggeri e sicuramente buoni per veleggiare, benché contenessero tanto umorismo, non credo che musicalmente fosse poi così da buttare !? D' altronde è stato un songwriter in cui confluivano elementi quali country e blues, elementi caraibici e dixie, spunti jazz e musica d' autore riuniti in un personale cocktails. Con questo non è che voglia fare cambiare il parere di chi non la vede come il sottoscritto né dire che Buffet sia un autore da avere a tutti costi in casa,ma al tempo stesso mi sembra esagerato il parallelo con Cotugno 😀( ??) Credo che in quanto a leggerezza, musicalmente, negli Stati Uniti sia stato fatto ben di peggio...penso ad esempio ad una band come gli America... però come sempre sono pareri personali ed è giusto che ognuno esprima la sua. Con immutata stima vi abbraccio tutti e alla prossima...

bobrock ha detto...

Armando lungi da me volerti fare incazzare . Goditi Jimmy come io mi trastullo con i Dead . E quando Livio mi dice che gli fanno orrore … mi fa sorridere .
Cheeseburger 🍔 in paradise.
Ps Il box Who scende a210 euro …sotto i duecento compro 😂😂😂

Unknown2 ha detto...

Livio. Armando, dici benissimo: qui ci esprimiamo in libertà e le idee di ognuno hanno pari dignità. Del resto Buffett è apprezzatissimo anche dal Direttore Carù, x cui la mia opinione vale solo x me ed è pure di minoranza.
I Dead poi, universalmente incensati, non avranno danni dal mio individuale ludibrio.
Ovviamente la citazione di Cutugno era solo un paradosso.
E onore ai superfan che acquisteranno Who's Next Life House. Su amazon sta quasi a 300

Armando Chiechi ha detto...

Bob con i Dead vado a nozze pure io e tra l' altro mi piacciono anche nelle varie declinazioni, incluso il progetto ultimo di Bob Weir con i Wolf. Ha fatto dei concerti bellissimi incluso stupende rese degli stessi brani firmati dai o con i Dead. Inoltre dice bene Livio a proposito di Caru'. Sugli Who, considerando quanto ami Who's Next, non so però fino a che punto arriverei a spendere tanto. È vero che le case discografiche hanno capito ormai da tempo a chi indirizzare l'offerta ( cioè noi inguaribili romantici e malati) ma è pur vero che al tempo stesso sappiamo distinguere grazie alla giusta informazione,se quella determinata edizione valga in fin dei conti l' acquisto !?!
Un abbraccio ragazzi...

PS : Lo so che non è rock ma jazz..ma se vi capita suggerisco la visione di Wayne Shorter: Zero Gravity, un bellissimo documentario in tre puntate sul tenor sassofonista afroamericano disponibile su Amazon Prime.

Unknown2 ha detto...

Livio. Una segnalazione in negativo: su sky arte "Scream and shout - i Beatles in America", polpettone di tre ore in cui non si sente un secondo di musica dei baronetti. Coacervo di filmati d'epoca in cui un campionario da baraccone di 'autorità' ed 'esperti' esprimono orrore x il tour dell'autunno '64 e si espone fino alla nausea l'isteria delle adolescenti americane.
Poteva essere una buona occasione x analizzare sociologicamente l'origine di un fulmineo, travolgente fenomeno di massa: lasciate perdere. 3ore sprecate

Unknown2 ha detto...

Livio. Ecco dunque Angry! Un colpo al cuore iniziale, con quelle botte secche di rullante che sanno tanto di Charlie. Un bel pezzo teso, chitarroso, con la voce di Mick che non tradisce x nulla gli 80anni. Eccellente antipasto x il lavoro completo in uscita fra 1mese e 1\2.
Coinvolgente il video, macchina sportiva scoperta e biondona procace un po' honky-tonk che corrono su un interminabile viale (L.A.?) costellato di mega pubblicità animate Stones che ripercorrono tutta la carriera delle nostre Pietre.

Intanto prosegue il tour di Springsteen(quasi74) negli stadi USA. 3date nel patrio NJ da 3ore3 l'una. In Europa 1,6mln di biglietti staccati, the gratest show on earth.

Vecchi?? A chi???

Marco ha detto...

Purtroppo la notizia dell'ultima ora su Springsteen è un nuovo stop del tour con i rimanenti show rimandati a data da destinarsi. Almeno adesso sappiamo la causa: trattamento causa ulcera peptica. Che non è strettamente un malanno legato all'età, ma è chiaro che i tempi di recuperi sono più lunghi di quelli di un trentenne...

Luigi ha detto...

Springsteen , alla sua età, deve riguardarsi un po'.
Chi crede di essere uno dei Rolling Stones?

Unknown2 ha detto...

Livio. Sigh, mi sa che gli ho portato rogna, al povero boss... :)
I migliori auguri di pronta remissione, in ogni caso.
Lo aspettiamo il 1o giugno 24 a Sansiro!!!

bobrock ha detto...

Consigli per gli ascolti : stephen stills Berkeley 1971 veramente stupendo , peccato non sia completo . Ma 15 brani uno meglio dell’altro.

bobrock ha detto...

Per la cronaca concerto di Robert Plant a Milano particolarmente bello con tre musicisti sul palco uno meglio dell’ altro in particolare Tony Kelsey alla chitarra. Da vent’anni Plant abbandonate i dischi solisti che erano mediamente brutti dopo la svolta di Dreamland facendo l’interprete ha dato il meglio di se. Pescando in un repertorio sterminato a suo piacimento suona quello che vuole e lo fa con con gusto e passione circondandosi si volta in volta con musicisti sopraffini .
Le ultime due uscite con Alison Krauss e Suzi Dian sono state particolarmente intriganti .
Potendo scegliere meglio il tour con Krauss ma anche questa volta é riuscito a sorprendermi.
Certo é che se facesse uscire anche dei live gliene sarei grato….ma a lui non piacciono i dischi dal vivo. ( dichiarato in una intervista😁🎫🏭🎥).
Il che mi sembra un ossimoro .

Unknown2 ha detto...

Livio. Grazie Bob x preziosi e succosi aggiornamenti live e segnalazioni.
X parte mia raccomando caldamente la sezione Blues del Definitive 24 Nights di Clapton: sublime è dir poco.
E il Chrome Dreams di Neil Young, fosse uscito al tempo della realizzazione del master, sarebbe stato fra i dischi del secolo: una parata di canzoni strepitose, poi x la maggior parte pubblicate su altri lavori del Bisonte, ma che sentite tutte assieme testimoniano ancora, ce ne fosse bisogno, la sua grandezza di compositore. Ai tempi d'oro, insuperabile.
Il Grateful Dead Washington, 73: Bob, non posso esprimere giudizi, essendomi addormentato a metà del 1o brano.. :) :) :)

Armando Chiechi ha detto...

Mi associo ringraziando Bob, con la consapevolezza e l'amarezza di aver "disertato" e non per mio desiderio , il concerto di Robert Plant sceso anche dalle mie parti. Un' occasione purtroppo persa. Il 4 Dicembre sarà in loco anche Patti Smith nella cornice suggestiva del teatro Petruzzelli. Si parla di un tour acustico, ma onestamente avendola vista in altre occasioni in elettrico,non ho idea quanto possa rendere in acustico, essendo fondamentale il suo aspetto poetico e recitativo e probabilmente un po' ostico per noi non di lingua madre. Spero in un report del padrone di casa e dell'immancabile Bob !?! Rispondendo a Livio ...sembra che questa riedizione del 24 Nights sia un piatto ghiotto rispetto alla prima deludente pubblicazione che all' epoca seguì!?! Di Neil che adoro, ho tanto..incluso diversi bootlegs e questo Chrome Dreams mi tenta benché le sue tracce siano apparse altrove. Sui Grateful Dead non posso fare altro che associarmi alle lodi di Bob. Ultimamente ho riascoltato un loro live registrato al Boston Music Hall durante il tour del 1976 ma posso capire anche il mancato coinvolgimento di Livio.. dopotutto come si dice : " il mondo è bello perché vario" !!

Unknown2 ha detto...

Livio. ...e grazie sempre a qs spazio di cultura, bellezza e libertà offertoci da Zambo!! Avrò qlc tara io, senza dubbio, sui Dead, ma resto orgogliosa minoranza, e mi dedico ad altro, ad es.
Armando: ho ascoltato con attenzione il Definitive 24 Nights e ti do il mio parere, sempre soggettivo e opinabile. Le sezioni Rock e Orchestra: 3stelle a fatica. Pezzi diluiti nella melassa, rallentati, con intro fastidiose e code interminabili. Tastiere anni'80: proprio non se ne può più! Anche capolavori come Layla, Cocaine, Wonderful perdono incisività e mordente. Detto ciò, nulla da eccepire su professionalità e qualità degli strumentisti. E' proprio l'impianto complessivo, gli arrangiamenti, che paiono fuori centro.
PS: ma come cantava bene Clapton, 30anni fa! Con cuore e grinta modulava alla perfezione la scarsa voce che madre natura gli ha donato.
Tutt'altra musica x la sezione Blues, imperdibile. Finalmente Clapton nuota nel suo brodo, e se gli affianchi, in varie combinazioni, axemen come Buddy Guy, Robert Cray, Albert Collins e Jimmie Vaughan(che nn sarà il bro Stevie Ray, ma avercene!!) e soprattutto (oltre a un'impeccabile sezione ritmica Cousins\Spampinato-Oldaker, all'armonica di J. Portnoy e all'organo del grande Chuck Leavell), il meraviglioso piano di Johnny Johnson, vero mattatore dei 2cd (ha suonato x Chuck Berry, ma anche K.Richards, J.L.Hooker e infiniti altri) che, inarrestabile, produce cascate di note deliziosamente imprevedibili, hai qc che sfiora pericolosamente la perfezione.
Tenuto conto che il superbox costa sui 140€, consiglio assolutamente il doppio cd Blues, che a 23€(prezzi Amazon) vale ogni centesimo richiesto.

Armando Chiechi ha detto...

Grazie Livio....il tuo resoconto fa il paio con la recensione sul Buscadero e mi sa proprio che ascolterò il tuo consiglio a prendere il doppio CD Blues...che tra l' altro è sempre il piatto più ghiotto quando si parla di Slowhand !!

Unknown2 ha detto...

Livio. X la precisione: "24 nights Blues" esiste la versione dvd oppure il doppio vinile, non il 2cd

Unknown2 ha detto...

Livio. "I am Johnny Cash", ottimo docu su sky arte. Asciutto, secco, nè gossip nè agiografia, interviste con J.Mellencamp, M.Haggard, K.Kristofferson, W.Nelson, Clive Davis, R.Crowell, Rick Rubin, i figli John e Rosanne e tanti altri.
La parabola umana e artistica nella sua interezza, nel bene e nel male: umili origini, successo fulminante, anfetamine, declino, le American Recordings..
E poi la morte di broJack, la fede in Cristo, i concerti nelle carceri, l'impegno verso i nativi, la venerazione che Dylan nutriva x lui, lo show tv da Nashville con ospitate di N.Young, J.Mitchell, P.Seeger(il "comunista"!), i due matrimoni, il provvidenziale intervento di Rick Rubin, la "Hurt" di Trent Reznor, fino alla morte a 71anni, pochi mesi dopo l'adorata June..
Come dovrebbe essere ogni documentario: onesto, sincero, rispettoso.

Armando Chiechi ha detto...

Grazie Livio della tua segnalazione. Tempo fa e a proposito di Cash vidi " The Gift" altro bel documentario diretto da Thom Zimny in cui era lo stesso Cash a parlare. Regia decisa ed essenziale in un continuo gioco tra il bianco e nero e il colore e interviste a vari ospiti quali Emmylou Harris, Springsteen, Steve Earle ed altri, seppur dal punto di vista cronologico non arriva alle American Recordings e quello che tu citi sicuramente copre tutto il suo percorso artistico. Ad ogni modo Cash rimane una figura immensa e i suoi American Recordings un grandissimo testamento da lasciare tanto ai musicisti quanto ai vari appassionati. Basterebbe il video di " Hurt" per visualizzare non una finzione, ma il percorso di uomo giunto ai suoi ultimi giorni ..."nudo" davanti alla camera e con il cuore in mano.