martedì 26 agosto 2025

BONNY JACK Somewhere, Nowhere

Autore in precedenza di due album, Bone River Blues (2020) e Night Lore Blues (2021) Bonny Jack si rivela personaggio eclettico nel panorama blues e lo dimostra con questo Somewhere, Nowhere dove il linguaggio delle dodici battute fa da sfondo a ben altre contaminazioni. Intenso e suggestivo, l'album è un personale viaggio all'interno dell'universo sonoro dell'autore, il quale non manca di sorprendere per la capacità di adattare le sue radici blues ad una gamma di atmosfere che portano l'ascoltatore in un mondo esoterico fatto di visioni notturne e suoni che si dipanano tra folk, roots, country, rock e spiritual. L'atteggiamento di Bonny Jack è quello dello sciamano che mischia i vari intrugli in una pozione magica per far accedere l'ascoltatore in villaggi rurali persi in un western desertico dove serrati riff chitarristici si sposano con banjo, violino, fisarmonica, scacciapensieri, ritmiche, in un collante dal potere trance. Eppure si è in una dimensione pressoché acustica di blues primitivo ma le dodici canzoni hanno il vigore di trasportarci in un mondo altro, quel mondo che anni fa fu meravigliosamente esplorato dai 16 Horsepower e che Bonny Jack resuscita cantando nenie, ballate, filastrocche, canzoni che si appiccicano addosso e rendono prigionieri. L'ambientazione notturna e il decor esoterico sono evidenziate dalla grafica del foglio interno al disco dove accanto a colori terrei e teschi rituali spiccano i titoli, alcuni dei quali (Damajuana, Mexican Standoff) non nascondono i riferimenti a quel Messico misterioso di calaveras e sugar skulls che nella cultura regionale sono celebrati nel Dia de Muertos e che tanto hanno ispirato l'iconografia di molte band della Southern California e Tex-Mex.

Bonny Jack è abile a mantenere equilibrio, a cominciare da Uncle Jack e Carnival Valley lo spiritismo che le canzoni emanano non è mai un pachuco kitsch, c'è maturità sia nello storytelling che narra la sospensione tra vita e morte, sia in quel suono di frontiera che sa flettersi a seconda dei momenti al blues o al folk, al rock desertico e al gothic-country. La generale estetica dark delle storie quasi contrasta con la voce pulita e immersa nel mood di Bonny Jack che nei meandri della musica americana sembra esserci nato. Farsi rapire da questo piccolo gioiello made in Italy è solo questione di ascolti, poi dalla bellissima Tell Me al gotico sudista  Me & My Allies, dalle trombe mariachi in salsa walzer di Mexican Standoff al Delta di Mother Moon, dalle voci in simbiosi di Devil's Saddle canto di lontane leggende sepolte dalla polvere alla cavalcata di Post Apocalypse Song, la sensazione è quella di trovarsi in un film che si è già visto ma adesso ritorna in tutto il suo fascino. Da qualche parte, nel nulla.


MAURO ZAMBELLINI          AGOSTO 2025

 

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