mercoledì 10 novembre 2010

Mississippi blues #2

(continua)

Bastano pochi blocchi per scendere all’inferno e i quartieri residenziali si trasformano in quartieri fatiscenti dove miseria e degrado balzano subito all’occhio. Sono gli all black blocks dove si vive con poco ed il rap ha sostituito il blues. Quando passi con la macchina provi un certo disagio, ti senti osservato, quasi minacciato con gli sguardi. Forse è solo una sensazione o la coda di paglia di noi bianchi ma è meglio stare in campana quando si sconfina. E’ una città nera Memphis, interessante anche se non bella e oggi un po’ depressa ma se si esce dalla città sulla highway # 69 che va a sud vi imbatterete nella gigantesca scritta (e magione) di Graceland. Che è da vedere comunque perché Elvis è Elvis. Ultimo simbolo di un Tennessee che diventa Mississippi, di un rock n’roll che diventa blues. Se seguite la 61 e siete nel periodo giusto ovvero nei primi giorni di ottobre troverete caldo meraviglioso ed un festival, il King Biscuit Blues Festival che è una festa per occhi, orecchie, cervello e palato. Meno per le arterie. Ad Helena, una cittadina dell’Arkansas appena al di là del grande fiume, ogni anno va in scena uno dei festival americani di blues più celebri e rinomati. Ci viene gente da tutto il mondo e per tre giorni questa cittadina oggi messa in ginocchio dalla crisi ma un tempo cruciale snodo commerciale della produzione cotoniera si riempie di un pubblico variopinto di ogni colore, età e ceto sociale alla ricerca del blues, del divertimento e del soul-food. Pittoresco è dire poco ma l’Arkansas Heritage&Blues Festival, così si chiama oggi, sa offrire uno grande scenario musicale proprio in mezzo al nulla di una regione povera e dimenticata. Quest’anno le teste di serie si chiamavano B.B King, Dr.John e Taj Mahal ma altrettanti chicche sono stati i set di Paul Thorn, una rivelazione per me che non conoscevo questo rocker, il rovente chitarrista Smokin’Joe Kubeck con il cantante Bnois King, quei simpatici tamarri southern rockers dei Kentucky Headhunters, il potente e sanguigno Michael Burks e la signorile Marcia Ball pianista di classe alle prese con un band da leccarsi i baffi.
Ma il Mississippi non è solo Delta, ci sono cittadine deliziose e amene come Natchez al confine con la Louisiana, una piccola New Orleans con l’architettura del French Quarter che trasuda tutto il fascino e l’ eleganza del Sud. Fu città portuale ed un centro per il commercio del cotone ma attorno al suo porto sul fiume si sviluppò una città secondaria, la Natchez under-the-hill , uno dei luoghi più torbidi, pericolosi e turbolenti di tutto il Mississippi che attirò giocatori d’azzardo, ladri, prostitute e maneschi di ogni genere. Mi è venuto in mente Willy De Ville passeggiando per le sue strade e difatti il nostro soulman preferito dopo aver lasciato New Orleans prese casa o meglio fattoria con cavalli non troppo distante da qui, nella zona boschiva e collinare che si estende ad est.
Anche nella parte settentrionale del Mississippi ci sono colline, boschi e blues.
Oxford, ridente cittadina sede della famosa Ole Miss, una delle storiche università pubbliche degli Stati Uniti dove nel 1962 dopo diciotto mesi tra dispute legali e politiche le autorità federali concessero il diritto a iscriversi a James Meredith, primo studente di colore, è popolata di studenti e pub dove la buona musica corre a fiumi. Al Larry’s Proud ci hanno suonato tutti, da Warren Zevon a Elvis Costello, dai più stagionati bluesmen ai Drive By Truckers e nel campus universitario il Blues Archiv ospita centinaia di registrazioni. A Oxford ci visse William Faulkner il che spiega la presenza di belle e comode librerie dove ci si può accomodare sulle poltrone e leggere quello che si vuole senza l’obbligo dell’acquisto. Ma Oxford è anche la sede della Fat Possum Records l’etichetta che ha tenuto a battesimo quel blues denominato Hill Country Blues che si è sviluppato in questa regione collinare, tra Oxford e Holly Springs. Un blues spartano, agro ed elettrico, molto ritmato e basato su pochi accordi, un blues ipnotico che ha avuto come antecedenti Mississippi Fred Mc Dowell e conseguenti J.R Burnside e Junior Kimbaugh ma che ha finito con l’influenzare anche i North Mississippi AllStars, Jon Spencer Blues Explosion, gli White Stripes e i Black Keys ovvero parte del miglior rock americano di oggi. E qui il cerchio si chiude ed il viaggio finisce.
Alla prossima.

Mauro Zambellini Ottobre 2010





(2 - continua)

3 commenti:

Paolo Vites ha detto...

bella la foto sulla tomba di robert johnson - per anch el'ultima foto con le cowboy girls non è male :-)

Blue Bottazzi ha detto...

Io voto per l'ultima... ;-)

Pinuccia T. ha detto...

Bell'articolo e bel sessantenne. Un bacio Pinuccia